di Sara Pietrarelli.
Il Convitto, come istituzione educativa e luogo di crescita personale, civile e culturale, per partecipare al momento di riflessione istituito dal Parlamento italiano nel marzo 2004, volto a conservare e rinnovare la memoria della tragedia vissuta dagli italiani e da tutte le vittime delle foibe, nonché il ricordo dell’esodo dalle loro terre a cui furono costretti istriani, fiumani e dalmati, ha invitato i ragazzi ad una delle iniziative del Comune di Spoleto volte a celebrare questo giorno: la proiezione del documentario “Esodo: la memoria negata” del regista Nicolò Buongiorno, presso la Sala Frau,
Parlando con le ragazze delle “foibe”, è emerso che la maggior parte delle più grandi sa, anche se per sommi capi, cosa fossero e, approfondendo con loro questo momento tragico, controverso e a lungo sottaciuto della nostra storia, abbiamo scoperto con stupore ed emozione che la convittrice Chiara Cecchetti conosce queste storie attraverso i racconti della mamma, figlia di un esule istriano. Chiara ci parla di suo nonno, Giorgio Venier, nato e vissuto a Rovigno, in Istria, che all’età di 16/17 anni, nel 1952, è dovuto scappare con la sua famiglia a causa delle persecuzioni e del clima di intimidazione in cui vivevano gli italiani in quella terra, dopo che il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 aveva sancito l’appartenenza di quelle terre all’ex Jugoslavia.
Chiara ci parla dei racconti del Nonno, pochi in verità, perché certi traumi non si lasciano raccontare facilmente: di una foiba non poco lontano dalle terre della famiglia Venier, dove i suoi bisnonni avevano visto gettare brutalmente la gente; della sua bellissima casa, dalla cui finestra ci si tuffava direttamente nel mare, e della sua venuta a Perugia, dove la sua famiglia riuscì subito a trovare lavoro nel settore del tabacco che era la loro professione di origine.
Chiara, con altre sue compagne è andata a vedere il documentario trovandolo “bello, commovente, sconcertante” per le tante cose che non conosceva di quel periodo e di cui la sua famiglia materna e suo nonno adolescente sono stati testimoni e protagonisti.
Chiara, parlandoci della storia di suo nonno, ha trasformato “la Giornata del Ricordo” da memoria istituzionale a testimonianza vera.