di Marco Carissimi e Giorgianni Giada Rosa.
Il convitto in due parole? Non è possibile descrivere con poche parole come è e cosa si prova a stare in un luogo sconosciuto che, con il passare del tempo, è diventato la nostra seconda casa.
Molti di noi sono partiti da lontano, dal centro e dal sud Italia. È difficile a 14 anni allontanarsi da casa, dalla propria famiglia, dagli amici, allontanarsi dalla vita quotidiana e dal proprio paese, per trasferirsi per cinque lunghi anni in una città a noi sconosciuta, Spoleto, dove andremo a conoscere persone che potrebbero diventare la nostra seconda famiglia, come è successo a molti di noi.
All’inizio potrebbe sembrare un “carcere”, come definito da alcuni di noi, perché ci sono regole ma, per la maggior parte, non è così, infatti, per vivere in un gruppo le regole sono necessarie.
Questo posto ci ha aiutato a crescere, facendoci diventare uomini e donne più in fretta rispetto ai nostri coetanei che non hanno fatto la stessa esperienza. Specialmente per noi ragazzi del convitto lungo che, tornando a casa raramente, dobbiamo per forza iniziare a contare solo su noi stessi e non più sui genitori. Tutto ciò è e sarà solo un punto di forza che ci servirà una volta usciti da qui, per chi non ritornerà a casa per motivi di lavoro o per proseguire gli studi universitari.
Senza parlare delle attività che ci aiutano ad esternare ciò che proviamo, facendoci diventare estroversi ed a sviluppare nuovi legami con persone che non avremmo mai immaginato, come ad esempio lo spettacolo di fine anno, svolto nel “Teatro Nuovo”, dove ognuno può esprimersi nel migliore dei modi attraverso: il teatro, zumba, hip-hop, canto, scrittura creativa e molte altre attività.
Molte cose ci mancheranno di questo posto, il personale della lavanderia, della mensa e l’infermiera; le feste organizzate da noi convittori: Festa di Primavera e il Cenone di Natale. Quest’ultimo viene organizzato da noi maturandi, applicando tutto ciò che ci è stato insegnato in questi anni, quest’anno come tema abbiamo optato per “Natale a Disney”. Ci mancherà la vita convittuale, lo stare insieme ad altri coetanei sempre a stretto contatto; ci mancheranno gli istitutori e le istitutrici, chi più e chi meno, che ci hanno aiutato in questi anni, non solo nello studio ma anche nel farci affrontare la lontanaza da casa e ci hanno insegnato a farci affrontare la vita sempre a testa alta. Ma soprattutto ci mancheranno tutte quelle persone, amici, amiche che sono diventate per noi la nostra seconda famiglia, che non potremo rivedere molto spesso, per il semplice motivo che veniamo da parti diverse del nostro Paese.
Non per tutti è facile stare in convitto, serve solo tanto spirito resiliente, per riuscire ad adattarsi per bene. Per concludere, un grazie a tutti coloro che ci hanno sopportato e supportato in questo periodo della nostra vita ed anche se siamo i primi a volercene andare da qui, saremo anche i primi ai quali il convitto mancherà e i primi a ritornare per salutare e ritrovare a Spoleto parte della nostra vita.