di Beatrice Emili-
Il terzo appuntamento del progetto Tobagi ha visto protagonista Pietro Del Re, inviato di guerra del quotidiano “La Repubblica” e giornalista in prima linea negli angoli più caldi del pianeta. L’incontro si è svolto sabato 16 novembre presso l’ex Oratorio della Resurrezione; per l’occasione la sala era gremita, non solo per la presenza di 6 classi dell’Alberghiero, ma anche di altri cittadini richiamati dall’evento. Pietro Del Re viene introdotto e presentato all’uditorio da Antonella Manni, coordinatrice del progetto; inizia quindi il suo racconto di inviato, ma soprattutto di viaggiatore che ha attraversato i luoghi meno turistici e più pericolosi del mondo: Kurdistan iracheno, Libia, Birmania, Etiopia, villaggi, deserti, campi petroliferi, campi profughi. Un mondo scorre sotto i nostri occhi, sia attraverso le parole che le immagini che il fotoreporter ha catturato nei suoi reportages; un mondo sul quale non vorremmo posare gli occhi, fatto di guerre, malattie, fame, devastazione della natura per brama di denaro. E, a proposito di natura, Del Re si rivolge ai ragazzi affrontando innanzitutto l’argomento dei cambiamenti climatici, avvenuti molto rapidamente in questi ultimi anni, offrendo la sua testimonianza di un recente viaggio tra gli Inuit, nelle isole Svalbard, dove ha toccato con mano gli effetti disastrosi dell’innalzamento delle temperature, così come danni catastrofici sono stati prodotti a latitudini opposte: in alcuni Paesi africani non piove da 4 mesi e la siccità, unitamente alle carestie, alla fame, alle guerre civili, mietono quotidianamente migliaia di vittime, vittime che spesso non trovano spazio tra le notizie di cui siamo inondati dai mass-media. Parlando di cambiamenti climatici, non si può tacere quanto sta accadendo proprio in questi giorni a Venezia: per tale motivo Del Re sollecita i giovani a una riflessione, esortandoli a non cedere a un certo negazionismo che circola in alcuni ambienti e ad avvalorare solo notizie e fatti accreditati scientificamente. Il discorso si sposta poi su un piano più specificatamente giornalistico, quindi, sollecitato dalle molte domande poste dagli studenti, Del Re racconta la sua personale esperienza, attraverso quale casuale percorso è diventato giornalista, le caratteristiche della professione di inviato. I ragazzi hanno ascoltato con estremi interesse e partecipazione, anche emotiva, poiché queste 2 ore non hanno costituito solamente una conferenza sul giornalismo, ma una lezione di Storia contemporanea raccontata da un testimone diretto, facendo capire l’importanza di fare giornalismo militante. Infine, una bella occasione per riflettere, stimolare la curiosità, svegliare le menti dei giovani dal torpore dei luoghi comuni e del consumo superficiale delle notizie, che nella rapidità imposta dalla rete invecchiano nel giro di pochi minuti.
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