Diario russo.

di Francesco Pagliari (VB Turistico)

Si dice che un anno è un tempo lungo, pieno di un po’  di tutto, però, appena passa, si dice che è volato. Per me, l’anno scolastico 2012/2013, è stato  diverso rispetto agli altri. Ma andiamo con ordine. Era ottobre 2011, quando il prof di economia ci parlò di un’ associazione, Intercultura, che offre l’opportunità di studiare all’estero. Abbiamo visto il sito e io mi sono iscritto. Dopo vari esami e fogli da compilare ho saputo di aver vinto la borsa di studio Intercultura: un anno in  Russia.

Russia, qui in Italia non si sa molto di questo Paese ricco di storia, cultura, usi e costumi lontani dai nostri. Insomma, questa borsa di studio mi avrebbe catapultato in una nuova vita , tutto o quasi mi era ignoto se non  la città in cui sarei atterrato.  Sono partito con molti interrogativi tranne uno: dopo un anno sarei ritornato qui in Italia, tutto sommato se non mi fossi trovato bene,  avrei buttato via solo un anno!  E via..  destinazione  Russia.

Il primo mese è stato difficilissimo,  non sapevo la lingua, ero  in una famiglia russa e non sapevo nulla di loro, ero in una scuola russa….insomma tutto era  russo (naturalmente!)  e poi c’ero io, l’ unico italiano in mezzo a persone completamente diverse da me, questo almeno all’inizio.

Superato il disorientamento, mi sono fatto coraggio e, primo obiettivo: imparare la lingua. Ci sono voluti 3 lunghi mesi di studio per  iniziare a comunicare in  russo e ad istaurare le prime relazioni sociali  in un nuovo paese, cercando di superare le diversità e accettarle.

Questo l’ ho capito dopo Capodanno, doveva essere un giorno bellissimo e invece è stato il giorno più brutto della mia esperienza. Sono, comunque, riuscito a superare questo momento chiedendo ad un compagno di classe di uscire con me. Alla fine della giornata, con mia grande soddisfazione, ci capivamo e da quel giorno siamo sempre usciti insieme, alla fine, si è creato un bel gruppetto di amici.

Poi, è arrivato  luglio 2013,  lo vedevo sempre lontano,  invece è arrivato velocemente e mi sono spaventato. Ho preso le valigie, salutato tutti, con molto dispiacere, ho preso il volo diretto in Italia. Al momento del commiato,  ero distrutto  perché  mi sarebbero  mancati ma era anche un pianto di felicità e soddisfazione visto che  mi ero creato una vita sociale in Russia.

In questo anno ho visto Mosca con sua la Piazza Rossa, San Pietroburgo, l’ Ermitage , il mar Nero, Volgograd, la città in cui ho vissuto io.

Ma i russi come vivono?? I russi hanno una vita più semplice rispetto alla nostra.

Vivono in appartamenti situati in palazzi immensi; all’ interno delle abitazioni, si superano i 20 gradi. Dentro casa si gira in maniche corte mentre fuori , mediamente la temperatura era -20°. Tutti i russi hanno una casa in campagna chiamata дачиа che dista almeno 30 km dalla città. I ragazzi sono come noi, hanno telefonini touch screen, si vestono alla moda, vanno a scuola, escono, bevono limonata perché costa meno dell’acqua e mangiano dei semetti la cui buccia viene sputata per strada . Buttano la cartaccia per terra, perché, a loro,  il posto dove vivono non piace! Tutti lavorano e, a pranzo, mangiano, per riscaldarsi, la zuppa (борщ o щи) ; a cena: pasta stracotta, patate con la cipolla, pesce o carne con la cipolla. Bevono il tè circa 4/5 volte al giorno con i biscotti. Pochi russi hanno l’ automobile e sono abituati a fare anche 4 giorni di treno. Hanno molto rispetto  per i morti della seconda guerra mondiale,  i veterani vengono premiati con le medaglie. Il  simbolo del Paese è la stella a 5 punte con al centro una fiamma rossa. La scuola che ho frequentato è ben organizzata, ci sono olimpiadi tra scuole per ogni materia, le insegnanti fanno delle recite insieme agli alunni per festeggiare insieme il Natale o altre feste. Il 25 dicembre sono dovuto andare a scuola, il Natale russo  è il 6 gennaio. Non c’ è disoccupazione anche se il  tenore di vita non è altissimo. Bevono spesso la vodka e fumano tantissimo.

Consiglierei a tutti di partire con Intercultura, infatti,  l’associazione non ti lascia mai solo sanno che sei minorenne, forse sono anche un po’  troppo premurosi, però l’esperienza cambia la persona, la fa crescere,  consente di mettersi alla prova e  poi, in fondo, è soltanto un anno di vita.

Spero di avervi  dato un’idea della mia esperienza, perché scrivere di un anno intero, sarebbe troppo lungo.

 

 

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