di Simone Poledrini.
Giovedì 28 gennaio durante l’ora di Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva è stato proiettato il film “Marigold Hotel” (2012) allo scopo di mettere in luce come la diversità culturale può impattare nell’accoglienza turistica. Nel film la “diversità” è presentata come un valore fondamentale da accettare e trattare come una “ricchezza” che va coltivata e apprezzata, ma tutto ciò non è scontato ed automatico. Infatti, molto spesso, quando si è di fronte a qualcosa di diverso da noi si è tentati di non accoglierlo o, addirittura, di combatterlo. Tutto questo ha da dire sull’accoglienza e sull’ospitalità alberghiera.
In particolare, il film mostra una rivoluzione nello stile di vita dei protagonisti che, abituati ad uno stile di vita occidentale, sono catapultati in India per una vacanza presso il Marigold Hotel. Infatti, una volta arrivati sul posto i protagonisti del film scoprono che in realtà l’hotel è molto meno lussuoso e affascinante di quello che si aspettavano, perché il suo manager Sonny aveva ritoccato le immagini nel sito web. Da qui nasce un’affascinante avventura che fa emergere due differenti posizioni umane: la prima disposta ad accogliere e scoprire la nuova diversità cultura che si presenta in India, la seconda si manifesta con ostilità e critica a tutto ciò che è diversa dal solito, così facendo tutto ciò che potrebbe essere una scoperta diventa motivo di contrasto e litigio.
Al termine del film vi è stato un dibattito allo scopo di commentare le scene più significative per “imparare ad accogliere”. Ecco di seguito alcuni commenti fatti dagli studenti della IV°B accoglienza turistica.
Stella Ceccarelli: “da questo film, anche se già lo sapevo da prima, ho capito ancora di più quanto sia importante ed essenziale non avere pregiudizi sulle persone, anche solo per uno sguardo. L’essere umano impiega un decimo di secondo, poco più di un battito di ciglia, per farsi un’idea di una persona e questo nel nostro lavoro non deve accadere perché dobbiamo essere aperti e adattarci ad ogni nuova cultura, lingua, religione o ideologia. Una frase molto importante e davvero profonda e veritiera che ho sentito durante il film è: “chi riesce ad adattarsi, quanta ricchezza trova”. Ed è proprio così! Infatti, è grazie ai modi di fare, alle nuove culture e persone che creiamo in noi una ricchezza, un’apertura che va oltre ogni cosa e che spesso ci fa stare bene con noi stessi e con tutti”.
Serena Martellini: “ho imparato che non serve avere solo una buona struttura alberghiera dove ospitare i clienti, ma dobbiamo anche saper metterli a proprio agio anche se si hanno poche risorse. Inoltre, il film mi ha aiutato a capire che non dobbiamo mai arrenderci”.
Azzurra Mauri: “da questo film ho imparato che si devono accettare gli altri per ciò che sono, che dobbiamo stare attenti a rispettare le altre culture, che la bellezza della vita è che le cose non vanno mai come si pensa, ma la parte più bella è quando accade una cosa che non ti aspettavi. Per ultimo, che la vita è un privilegio ma non un diritto”.
Daniela Rustani: “in questo film sull’accoglienza ho imparato che ogni tanto bisogna essere se stessi anche a costo di non essere professionali”.
Filippo Quaglietti: “il film mi ha aiutato a capire che non bisogna stare attaccati solo alle proprie tradizioni e pregiudizi”.
Riccardo Santopietro: “del film mi è piaciuto l’aspetto che ci ha insegnato a non giudicare le persone solo dalla loro apparenza, dagli stereotipi del loro paese e della prima impressione che possiamo farci degli altri”.
Beatrice Piccioni: “questo film finisce per distruggere tutti i pregiudizi iniziali che i personaggi hanno, da quelli raziali a quelli sentimentali in quanto i vari protagonisti si aprono un po’ di più alle diversità, scoprono che queste possono essere anche fonte di nuovi stimoli ed esperienze, anche grazie alla particolare apertura della popolazione indiana. In particolare la storia del manager dell’hotel di nome Sonny fa riflettere sull’importanza della propria determinazione (quando si vuole avviare un’attività economica) e su come la disponibilità, la cortesia e l’apertura riescano a mettere le persone a proprio agio, anche quando la struttura non è proprio un hotel di lusso”.
Daniele Bukova: “in questo film ho capito che non dobbiamo diffidare da una cultura sconosciuta o da persone che hanno particolarità culturali a nostro parere stravaganti, ma accettare ed accogliere chiunque senza pregiudizi”.
Alessandro D’Ascenzo: “ho imparato che per accogliere bene una persona bisogna farla sentire a casa, rispettando la sua cultura e le sue abitudini sempre comunque con professionalità”.
Giulia Stoica: “il film mi è piaciuto perché mi ha insegnato che oltre all’educazione serve anche la tolleranza, la tolleranza nell’approvare le culture altrui e i modi di fare altrui, se si è chiusi mentalmente non è un lavoro particolarmente consigliato”.