La stella di Natale, le campane, il vischio, l’agrifoglio, il pettirosso, l’abete… e tanto altro ancora. Di tutti questi simboli del Natale, uno per ogni tavolo, Daniele Ridolfi e Elia Marinali hanno effettuato un’accurata ricerca, per creare il filo conduttore del “Cenone” natalizio del convitto. E’ stata una bellissima festa, come sempre- forse la più bella fra tutte le iniziative che la nostra scuola organizza- ha ricordato il dirigente scolastico, prof. Giancarlo Busti- perché la più spontanea, fatta tutta dai ragazzi. Oltre alle abilità acquisite a scuola e messe a frutto nella preparazione del menu, convittrici e convittori hanno utilizzato anche quelle derivanti loro dai corsi di teatro, di canto, di ballo e di scenografia, attività che scelgono di praticare nel tempo libero.
Menù
(Chef Bordini Roberta e Francesco De Santis, Maitre Alessandro Andreoli e Daniele Ridolfi)
Le leggende di Natale
Il bastoncino di zucchero
La stella di Natale
Le campane
Le palline
L’abete
Rudolph la renna
Il vischio
La rosa di Natale
L’agrifoglio
Il pettirosso
Babbo Natale
NATALE IN EUROPA
Leggenda del Bastoncino di Zucchero
Il famoso bastoncino della leggenda è fatto di zucchero, ha il sapore di menta ed è bianco a strisce rosse.
La leggenda narra che un dolciaio lo creò per ricordare Gesù alle persone.
Tale bastoncino racchiude in sé molti significati:
- Il caramello (di cui è fatto il bastoncino) rappresenta Gesù come la roccia solida su cui sono costruite le nostre vite.
- La forma a “J” sta per Jesus (Gesù) oppure rappresenta la forma di un bastone da pastore (Gesù è il nostro pastore).
- Il colore bianco rappresenta la purezza e l’assenza del peccato.
- Le strisce rosse grandi rappresentano il sangue di Cristo versato per i nostri peccati.
- Le strisce sottili invece rappresenterebbero i segni lasciati dalle frustate che Gesù ricevette dai soldati romani per ordine di Ponzio Pilato.
- Il sapore di menta piperita ricorda il sapore dell’issopo che è una pianta aromatica usata nel vecchio testamento per purificare.
La Leggenda della Stella di Natale
In Messico, nella lontana America, il Natale è una grande occasione di festa. Tutti ne approfittano per sfoggiare vestiti nuovi, imbandire le tavole con cibi e bevande abbondanti e diversi dal solito, scambiarsi regali costosi e raffinati. Che è poi quello che succede in gran parte del mondo. Ma anche a Città del Messico ci sono persone che non possono permettersi di far festa neppure la vigilia di Natale. Una di queste, forse la più povera di tutte, si chiamava Ines. Era una piccola e graziosa bambina indiana, grandi occhi neri nel visetto scuro, che vagava per il mercato a piedi nudi, guardando ogni cosa che c’era sulle bancarelle. Tutte cose per lei proibite, ricca solo del suo sorriso con cui cercava di intenerire i venditori,che le regalavano sempre qualcosa. Tutto quello che riceveva lo metteva nella tasca del suo grembiule. Il contenuto di quella tasca era preziosissimo: quello era il cibo per i suoi fratellini e la mamma ammalata che aspettavano a casa. La sera della Vigilia di Natale, la tasca era colma più del solito. Ines però non era del tutto felice, aveva un piccolo ma insistente, segreto cruccio. Ines desiderava portare un fiore a Gesù Bambino come era tradizione a Città del Messico. C’era un specie di gara a chi portava il fiore più bello e lei immaginava che fosse il suo. Ma come faceva a procurarsi un fiore? Avrebbe voluto cogliere qualche fiore dai balconi più ricchi, ma come faceva a portare un fiore rubato a Gesù Bambino? La piccola vagava inquieta, alla ricerca di un fiore. Cautamente si inoltrò in una stradina tortuosa piena di ruderi in cerca di un fiore, ma anche lì non trovò niente. Era tardi e la mamma stava certamente aspettando il suo ritorno. Gettò un ultimo sguardo e vide in un angolo un ciuffo di piantine che avevano foglie verdi, lucide, disposte come i petali di un fiore. Raccolse alcuni rametti e formò un piccolo mazzo. Mancava ancora qualcosa. La bambina si tolse la cosa più preziosa che aveva: il nastro rosso che serviva a legare i capelli. Con il nastro fece una coccarda intorno alle foglie verdi. Ormai doveva tornare a casa; Ines passò davanti alla chiesa ed entrò. Vide la statua di Gesù Bambino e gli disse:” Te li lascio adesso, mi vergogno troppo a venire dopo con gli altri bambini”. Un “oh” di meraviglia la fece trasalire, intorno a lei c’era un gruppo di gente che fissava meravigliata il suo mazzo di fiori. ” Che bei fiori……dove li hai trovati? Non ho mai visto dei fiori così belli…..” Ines guardò il suo mazzo di foglie e rimase senza parole. Le foglie erano diventate rosse, al centro le bacche avevano formato come un cuore d’oro. La bambina depose il suo prezioso mazzo di stelle rosso oro ai piedi della statua di Gesù Bambino.
Ora sapeva che Gesù aveva gradito il suo dono e aveva trasformato delle semplici foglie nel fiore più bello del Messico: La Stella di Natale.
Leggenda delle campane di natale
I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re.
Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l’annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui.
Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame.
Pensò: “Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù Bambino!” E seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.
Leggenda delle palline di Natale
Un artista di strada molto povero si trova a Betlemme nei giorni seguenti alla nascita del Bambino Gesù.
Voleva andare a salutarlo ma non aveva nemmeno un dono da portargli. Dopo qualche esitazione decise di recarsi alla grotta e di andarlo a trovare. Gli venne in mente un’idea: fece quello che gli riusciva meglio, il giocoliere, e fece ridere il piccolo bambino.
Da quel giorno per ricordarci delle risate di Gesù Bambino si appendono delle palline colorate all’albero di Natale.
La leggenda dell’abete di Natale
In un piccolo villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo di legno da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino. La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la pianta aveva piegato fino a terra, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno. Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
La Leggenda di Rudolph la Renna
Babbo Natale viene rappresentato insieme ad una renna piuttosto particolare. La sua slitta viene trainata da nove renne di cui una dotata di un naso rosso scintillante.
Questa piccola renna, derisa dal proprio branco per colpa di questa stranezza fisica, si rivelò di grande aiuto per Babbo Natale in una fredda e nebbiosa notte di Vigilia.
Grazie al suo naso luminoso illuminò la strada e Babbo Natale riuscì a consegnare i regali a tutti i bambini.
La leggenda del Vischio
C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: “Fratello, gli gridarono non vieni?” Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco. Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchiò insieme agli altri. “Signore, esclamò ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.” E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.
Leggenda della Rosa di Natale
La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano.
I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni. La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città. Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato. Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.
Leggenda dell’agrifoglio
L’agrifoglio deve la sua nobiltà ai servizi resi alla santa famiglia.
Per sfuggire alla collera di Erode, pronto a massacrare tutti i maschietti di meno di due anni, Giuseppe, Maria e Gesù furono costretti a fuggire in Egitto.
Miracoli di ogni genere li accompagnarono lungo il cammino. Si dice che la santa famiglia camminasse sotto scorta di leoni, lupi e leopardi.
Per dissetarsi e nutrirsi, le palme s’inchinavano per offrire i lori frutti.
Quando i soldati di Erode si avvicinarono, anche l’agrifoglio fece la sua parte. Maria ,Giuseppe e Gesù si nascosero sotto i suoi rami.
Per riconoscimento Maria lo benedì e decise che l’agrifoglio sarebbe rimasto sempre verde, un simbolo d’immortalità.
Leggenda del Pettirosso
Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con la Sacra famiglia.
La notte, mentre la famiglia dormiva, l’uccellino notò che il fuoco che li scaldava stava per spegnersi.
Così, per tenere caldo il piccolo, volò verso le braci e tenne il fuoco vivo muovendo le ali per tutta la notte.
Il mattino seguente l’uccellino fu premiato con un bel petto rosso brillante come simbolo del suo amore per Gesù Bambino.
La Storia di Babbo Natale
Babbo Natale, o almeno un personaggio molto simile è realmente esistito; si tratta di San Nicola.
Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Lycia, nel IV secolo e forse partecipò al Concilio di Nicea nel 325. Quando morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087.
In quest’anno infatti vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari dove sono tuttora conservate e di cui divenne il santo protettore.
Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime leggende.
Una tra le più famose e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 3133) è quella delle tre giovani poverissime.
Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze.
La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov’erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie.
Natale in Europa
Natale in FRANCIA
In Francia Babbo Natale non lascia i suoi regali sotto l’Albero di Natale, ma dentro le scarpe dei bimbi!
Il presepe, chiamato “creche” è molto popolare.
Si brucia il legno di Natale, un grande legno che deve ardere durante tutto il giorno di Natale, dopodiché si mangia la “Buche de Noel”, una torta al cioccolato che assomiglia ad un legno.
Natale in POLONIA
In Polonia, la vigilia di Natale è chiamata Festa della Stella, e la tradizione vuole che, sino a quando non compare in cielo la prima stella, non si debba iniziare la cena.
Le famiglie polacche celebrano il Natale con un pasto di 12 portate.
Si lascia sempre un po’ di spazio in tavola, in caso arrivi un ospite inatteso.
In molte case ancora oggi si mettono dei covoni di grano nei quattro angoli di una stanza, in memoria della stalla dove nacque Gesù Bambino.
Natale in SPAGNA
In Spagna le celebrazioni per il Natale iniziano l’8 Dicembre con l’Immacolata Concezione.
I presepi sono chiamati “Nacimientos”, e proprio come da noi, si preparano all’interno delle case e delle chiese. Le famiglie si riuniscono per cantare i canti tipici di Natale davanti alla scena della Natività. Si donano vestiti e cibarie ai più poveri per portare fortuna nel nuovo anno. Il 6 Gennaio i Re Magi sulla via per Betlemme portano dei doni ai bambini.
Natale in GERMANIA e in AUSTRIA
L’albero di Natale è originario della Foresta Nera in Germania.
Alcuni dolci tipici del Natale, come il marzapane, sono tipici di questa zona. Qui si utilizzano moltissimo il Calendario dell’Avvento e la Ghirlanda dell’Avvento per segnare quanti giorni mancano sino al Natale. I bimbi ricevono i doni da San Nicola(St. Nicholas
Leggende di Natale in Finlandia
In Finlandia, oltre al classico albero di Natale, viene preparato all’esterno delle case un secondo alberello per gli uccellini.
Si tratta, infatti, di un covone di grano legato ad un palo e addobbato con semi appetitosi. Anche in altri paesi c’è questo simpatico pensiero verso i piccoli volatili che riempiono con il loro cinguettio le ore della giornata; ad esempio, in Germania, soprattutto nel sud, la gente sparge del grano sul tetto delle case affinché anche gli uccellini possano far festa il giorno di Natale.