di Beatrice Emili.
Anche quest’anno, come da tradizione, si rinnova la partecipazione del nostro Istituto al progetto Walter Tobagi, corso propedeutico di giornalismo pensato per le scuole e giunto alla XVII edizione. L’inaugurazione ha coinciso con un evento da non perdere: la presentazione dell’ultimo libro di Dacia Maraini “La scuola ci salverà”, avvenuta il 3 novembre nello splendido scenario della sala Antonini all’interno della Rocca albornoziana. Erano presenti le rappresentanze di 3 classi impegnate nella 1° e 2° annualità di tale progetto (V A Enogastronomia, IV Accoglienza Turistica A, III A Enogastronomia), accompagnate dalle rispettive insegnanti e referenti del progetto Emili Beatrice e Valentini Emanuela. L’incontro si è svolto finalmente dal vivo, con relatori di grande rilievo e la presenza di un pubblico desideroso di partecipare. Oltre agli studenti delle scuole (Istituto Alberghiero e Liceo scientifico), c’erano i rappresentanti dell’associazionismo cittadino, della Fondazione Antonini, della VUS. L’iniziativa è, come di consueto, organizzata dall’Associazione Amici di Spoleto per ricordare la figura del giornalista Walter Tobagi, nato nella frazione di San Brizio di Spoleto e ucciso a Milano da un commando terroristico il 28 maggio 1980. Ha introdotto i lavori la dott.ssa Candia Marcucci, presidente appunto dell’associazione Amici di Spoleto; ha moderato gli interventi Antonella Manni, organizzatrice e referente del progetto, insieme al Comune di Spoleto. Dopo i saluti istituzionali del neoeletto sindaco della città, Andrea Sisti, e della dott.ssa Paola Mercurelli Salari, direttrice della Rocca e Museo del Ducato, vera padrona di casa, hanno preso la parola i 2 Dirigenti scolastici coinvolti, proff. Roberta Galassi, preside dell’IPSEOASC e Mauro Pescetelli, preside del Polo liceale. La nostra Dirigente ha sottolineato la valenza culturale del progetto e la sua attinenza agli obiettivi del nostro Istituto, evidenziando come un corso di giornalismo per ragazzi non sia solo finalizzato a migliorare la capacità di scrittura, ma ad alimentare il senso civico e la consapevolezza sociale degli studenti. Inoltre ha espresso grande emozione per avere la possibilità di avere come interlocutrice la scrittrice Dacia Maraini, che, insieme al giornalista ed inviato agli esteri di “Repubblica” Pietro Del Re, hanno animato il dibattito. Il giornalista ha iniziato a porre delle domande alla poetessa e scrittrice, la quale, a sua volta, illustrando alcuni dettagli del suo libro, ha in realtà parlato della sua vita, toccante quando ha rievocato gli anni dell’infanzia in Giappone, internata con la famiglia in un campo di concentramento; coinvolgente quando ha invitato i ragazzi ad intervenire, a fare domande, osservazioni. E in effetti non sono mancate, perché erano palpabili l’attenzione e l’interesse degli studenti al dibattito. L’argomento centrale è stato la scuola, che Dacia Maraini ha dimostrato di conoscere bene e di amare: ne ha messo in evidenza pregi e criticità. Tra i pregi: vitalità e creatività di studenti e insegnanti, passione, fedeltà alla vocazione educativa di molti docenti. Molte anche le zone d’ombra: innanzitutto l’incuria del potere e delle istituzioni, budget risicati, scarsa considerazione sociale…Allora bisogna “risacralizzare” la scuola, ridarle dei valori “forti”, ritornare un po’alle radici, equilibrando la solidità della tradizione con le tecnologie e la contemporaneità. Non a caso, quale tema del corso di quest’anno si propone una citazione tratta dal libro della Maraini: “[…] la democrazia è complicata e fragile. Basta poco per trasformarla in larvata tirannia o in una oligarchia camuffata da democrazia. Difendere i propri interessi è legittimo, ma spesso non siamo capaci di riconoscerli. Ci innamoriamo delle mode, delle cose sentite e ripetute senza controllare l’origine e ci lasciamo intrappolare nella mala gestione del bene pubblico”. Parole bellissime, condivisibili, mai vere come oggi, in cui domina l’individualismo e l’approssimazione, per cui tutti siamo chiamati a difendere la nostra fragile democrazia. Come? Anche attraverso la scuola, che, attraverso la conoscenza, può insegnare il ritorno alle idee, il rifiuto dell’omologazione. Speriamo, missione possibile.