Progetto…di classe: un tuffo nel Medioevo.

Classe 3 F enogastronomia

“A Tavola nel Medioevo” ha portato la classe 3 F enogastronomia ad analizzare le rievocazioni medievali che si svolgono ancora oggi. Molte manifestazioni sono poco curate e storicamente inattendibili, i professori Bianchini e Savini, promotori del progetto, hanno puntato su una rievocazione che parte dai documenti, facendo incontrare la classe con Federico Fondacci, console della Gaita San Giorgio, per parlare della associazione mercato delle Gaite di Bevagna. La manifestazione nasce nel 1985 come sagra, ma è stata modificata nel 1989. In quell’anno, è nata l’ associazione Mercato delle Gaite, dal momento che era stato ritrovato uno statuto del Cinquecento, basato a sua volta su uno testo del XIII secolo, che descriveva le regole del Comune. Il termine Gaita deriva dal longobardo e significa <<posto di guardia>>.  Bevagna si divide in quattro Gaite che si chiamano: Gaita di san Giorgio , Gaita di san Maria, Gaita di san Giovanni e Gaita di san Pietro. In questa manifestazione viene ricreata la vita del Medioevo anche se le fonti, purtroppo,  non sempre sono precise; comunque  il periodo che viene rievocato va dal 1250 al 1350. E’ attestato, ad esempio, che a Bevagna c’era  il podestà che  proveniva  da un altro comune, era aiutato da 4  consoli. Durante la manifestazione del Mercato delle Gaite avvengono 4 gare ed ognuna è giudicata da tre giudici che possono essere professori universitari o studiosi; questo particolare è importante per capire  l’attenzione che i curatori dell’evento pongono nella ricostruzione storica.

GARA DEL MERCATO. Ogni Gaita deve preparare uno spaccato di vita di una giornata medievale. In genere, i preparativi iniziano da novembre per effettuare una ricostruzione fedele, anche in assenza di fonti scritte. Nel mercato rivive la quotidianità, i prodotti che erano venduti e le modalità.

GARA DEI MESTRIERI.  Ogni Gaita deve allestire due mestieri medievali.  Di solito ogni Gaita si specializza in un mestiere, ad esempio,  la Gaita san Giorgio  rievoca i mestieri di fabbro, fonditore, armaiolo; oggi c’è la   “zecca”. Quest’ultima è da identificarsi con  una zecca temporanea che veniva data in appalto ad un Comune  e che  serviva a coniare le monete per sostituire quelle rovinate. Altri mestieri “visibili” possono essere il torcitoio nella Gaita san Maria  (estrazione del filo dal baco da seta), nella Gaita san Pietro la  cereria (realizzava le candele con la cera d’api),   nella Gaita san Giovanni il mestiere idraulico-cartiere (una cartiera azionata a forza idraulica). Tutti  i mestieri  sono rievocati solo nella settimana della manifestazione; alcuni, su prenotazione, lo sono durante tutto l’anno.

GARA DEL TIRO CON L’ ARCO: Questa è  l’ unica gara sportiva. L’ arco è fatto con gli stessi materiali del medioevo con le corde di lino e canapa, con le frecce di legno dotate di punta in ferro e piume naturali. Ogni Gaita ha 3 arcieri che devono colpire dei piattini delle dimensioni sempre più piccoli a 18 metri di distanza; ogni arciere ha 12 frecce.

GARA GASTRONOMICA. Il piatto presentato può essere solo un secondo che deve essere della cucina italiana tra il 1250 1350. Insieme al piatto deve essere anche mostrata una scena teatrale. La difficoltà di questa gara è che nel Medioevo non si facevano delle vere e proprie ricette con le dosi ma solo in base a  degli appunti. Oltre al piatto viene servita anche una bevanda, ad esempio l’Ippocrasso, un vino aromatizzato con cannella, miele e tante altre spezie. Sia la cottura del piatto che il servizio devono essere verosimili; a volte i giudici mangiano con le mani con una forchetta a 2 denti chiamata Spitone.

La manifestazione si finanza con il lavoro delle taverne e con l’aiuto del Comune. Ogni Gaita organizza il proprio lavoro e  produce da sé i propri costumi.

E’ da sottolineare che i collaboratori che fanno le gare, organizzano il mercato  e la sistemazione della Gaita non lo fanno per lavoro o a scopo di lucro ma, per pura passione ed è tutto volontariato.  Anche per la classe, studiare il Medioevo, utilizzando questo approccio, rappresenta la possibilità di conoscere meglio la cucina ma anche le nostre radici.

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