Tra i vigneti e i colori del sagrantino

di Simone De Luca, Damiano Ben Dhaou, Ottavia Piccolo

Giovedì 5 marzo, noi alunni delle quarte  B-C-D cucina, abbiamo partecipato alla visita presso le cantine Arnaldo Caprai ed Antonelli di Montefalco.

Irene Bececco, nella prima cantina, ci ha condotto in un vero e proprio viaggio alla riscoperta del sagrantino e di un territorio, dove azienda e ricerca sono attente alla qualità ma anche alla sostenibilità del prodotto. Arnaldo Caprai da imprenditore tessile, quaranta anni fa, comincia a coltivare il sogno di riscoprire una specie di vite conosciuta fin dai romani, nelle colline di Montefalco. Il vigneto sagrantino, poi, era stato trascurato e il vino dolce ricavato poco apprezzato anche perché poco richiesto dal mercato. Il salto di qualità avviene grazie al figlio, Marco Caprai che si rivolge alla ricerca universitaria per rendere il Sagrantino un buon vino. Finalmente l’Università di Milano, negli anni ’80, con il professor Leonardo Valenti, agronomo e enologo, inizia una collaborazione che dura ancora oggi tanto che, all’Expo 2015, Caprai sarà presente con il progetto New Green Revolution. Tra i prodotti messi in commercio da questa azienda, oltre al vino, ci sono anche l’olio, la grappa e, di recente, la birra.

Anche nella Cantina Antonelli gli anni Ottanta sono determinanti, infatti, è nel 1979 che inizia a intraprendere l’attività di imbottigliamento dei vini. Ma l’imbottigliamento è l’ultima tappa di una tenuta che era cambiata quando, nel 1881, Francesco Antonelli, sindaco di Spoleto, acquistando la proprietà, incominciò una trasformazione radicale degli impianti e un ammodernamento delle colture.

Entrambe le cantine usano la maturazione in botti di legno francesi; solo che nella prima  azienda abbiamo botti più piccole, per  far stare più vino possibile a contatto con il legno in modo tale da prendere odori  e sapori. Nella seconda invece abbiamo botti più grandi.

Una giornata veramente interessante sia per conoscere il sagrantino, sia per vedere come un territorio può essere coltivato in maniera sostenibile, valorizzando il paesaggio. Sagrantino e Benozzo Gozzoli fanno di una piccola città medievale, quale Montefalco, una capitale culturale ed enologica DOCG.

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