di Gaia Carosati.
Mercoledì 19 ottobre, noi ragazzi del 5B enogastronomia siamo andati alla sezione di Archivio di Stato a Spoleto, per capire meglio la funzione di questi enti, come si ricostruisce la storia, come si conservano e si consultano i documenti.
Accolti e guidati, in questo viaggio a ritroso nel tempo, dagli archivisti Paolo Bianchi e Simonetta Mancini, per noi è stato un momento veramente interessante per conoscere in primis la storia di Spoleto e poi per scoprire il fascino del passato.
Ho citato questi due punti perché sono gli aspetti più importanti che si posso apprendere, infatti, in un primo momento ci siamo recati nella sala delle conferenze per la spiegazione della storia di questa Città partendo proprio da un evento importantissimo, il Festival dei due Mondi che si ripete ogni anno.
Questo Festival, creato da Menotti, compositore, librettista, registra d’opera, direttore artistico e creatore del festival è, nonostante i 65 anni, ancora molto da dire.
Tutto questo non é stato integrato solo da parole ma da dei filmati dell’Istituto Luce e documenti risalenti all’importante edizione del 1962, con la visita alla mostra e con la pubblicazione di Antonella Manni.
In un secondo momento, siamo saliti al piano superiore, per vedere i depositi dell’archivio.
Questo è stato il momento più bello!
Penso questo perché vedere in un luogo 9 km di documenti di ogni tipo e data, dal 1002 al XX secolo, é ammaliante per la loro estetica, il loro conservarsi nel corso del tempo e fa riflettere.
La visita ci ha trasmesso anche il senso della fatica e dell’impegno perché non parliamo solo di singoli documenti ma anche di libri di poche pagine o grandi e masssicci.
Poi siamo stati informati che in questi luoghi é possibile risalire all’albero genealogico, infatti. alcuni dei nostri compagni, avendo naturalmente persone nate a Spoleto, sono potuti risalire ai loro avi, alle loro date, quello che facevano e credo che sia stato per loro un momento veramente curioso ma anche, a livello emotivo, un po’ sconvolgente, perché, comunque, la ricerca ci trasmette le radici, la realtà della quale anche noi siamo parte.
La cosa principale che ci é stata trasmessa, non solo con le parole e la professionalità degli archivisti, ma proprio con l’essere sul posto, é che quel luogo non é un luogo qualunque ma un luogo di estremo pregio e di responsabilità.