Colfiorito: una palestra per fare storia

di Martina Piccioni.

Lunedì 16 e martedì 17 aprile 2018, gli alunni delle classi quinte del “G.de Carolis” si sono recati a Colfiorito, per effettuare un laboratorio di storia. Da anni l’Istituto partecipa a questa attività promossa dall’ISUC (Istituto di Storia Contemporanea- Umbria) per conoscere  la storia attraverso il campo di internamento di Colfiorito. La giornata offre l’opportunità di capire il mestiere dello storico, come si arriva a conoscere e a scrivere la storia, utilizzando in maniera corretta le diverse fonti a disposizione e a fare attività sul campo.

Appena arrivati alle “casermette”,  siamo stati accolti dal Prof.Renato Nardelli  (Isuc) che ci ha spiegato dove ci trovavamo: eravamo in degli stabili adibiti, all’inizio del ‘900, a caserme militari e, successivamente, sono diventati uno tra i principali campi di concentramento fascisti allestiti nella Penisola. Colfiorito fu, in particolare, la destinazione dei “ribelli” montenegrini che, sin dal 13 luglio 1941, avevano iniziato la Resistenza contro l’occupazione italiana del loro territorio e di altri antifascisti jugoslavi specialmente sloveni della zona del Vipacco, come lo scrittore France Bevk.

Subito dopo, abbiamo visto un video con la testimonianza di un internato sopravvissuto, Drago Ivanović. : 22 settembre 194 , sono circa le nove di sera quando corre voce che il filo spinato è stato tagliato […] Usciamo fuori a gruppi, ogni gruppo si tiene unito […] Il torrente di uomini scorre come una massa scura […] Marciamo come contrabbandieri, piegati, con gli zaini sulle spalle, comunicando sottovoce […] Dal colle vicino crepita la mitragliatrice Breda, seguita da colpi di fucile e mitragliatori. […] Passammo attraverso il varco come un tappo ben pressato. La pressione della folla infatti ci espulse trascinandoci con sé […] La voce di un compagno trascina tutto il nostro gruppo a destra. Procediamo lungo un costone coperto di rovi che ci trattengono, le spine strappano la pelle. […] Marciavamo in fretta, in fila indiana. […] Ci allontanavamo dalle luci tremolanti che ci guardavano da Colfiorito ( http://www.cnj.it/PARTIGIANI/JUGOSLAVI_IN_ITALIA/NOVO/drago.htm)

Sentendo queste parole che evocavano le scene della sua fuga dal campo, abbiamo capito quanta sofferenza abbia potuto vivere, quanti compagni abbia potuto veder morire, in quanto di razza diversa, furono trattati come animali, se non peggio. Ha, infatti, ribadito alla fine dell’intervista, quanto sia importante far conoscere alle generazioni future questi momenti, per ricordare quello che fu, per far sì che non riaccada. Il 12 dicembre 2014, quattro anni dopo la scomparsa della amata moglie Milka, Drago, malato da tempo, si è spento a Lubiana.

Dopo la lezione, divisi in piccoli gruppi, accompagnati da stagisti laureati, siamo andati in giro per il campo,”interrogando” i luoghi e riflettendo sulla vita all’interno del campo e sui diritti violati, ieri come oggi.

Fare storia sul campo per noi ragazzi è stato un modo per viverla in prima persona, senz’altro ci ha aiutato a trasportarci nel passato e darci gli strumenti per capire quanto siamo fortunati e quanto il mondo dipenda da noi.

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