Il mestiere di storico

*Non capita tutti i giorni di avere per relatori due professori universitari, di Pisa e di Londra, per seguire un’ avvincente indagine storica, dal titolo “Come si diventa nazisti”.

“Come si diventa nazisti?” è il titolo e allo stesso tempo la domanda, alla quale Paolo Pezzino e Daniel Lee cercano di rispondere durante il loro dibattito tenuto in live You Tube il giorno 12 Aprile, a cui hanno partecipato molti studenti di diverse scuole italiane. Stando attenti all’intervista di Paolo Pezzini, abbiamo notato una relazione tra le sue parole e il libro di William Sheridan Allen. “Come si diventa nazisti” è una formula che ci rende consapevoli che la distruzione d’una comunità politica e la fine della democrazia sono sempre possibili. Spetta a noi stare attenti nell’essere il più possibile consapevoli della doppia direzione in cui qualunque passo può portarci.
Forse l’appellativo Coscienza Politica è forte, ma se questa venisse a mancare in ognuno di noi si alimenterebbe il “sonno” che potrebbe contribuire a generare molte altre storie del genere magari in una location, con dei personaggi storici e in una vicenda scenografica diversa.

 

Il primo ad intervenire è il Professor Paolo Pezzino che ha illustrato come le persone dopo la prima guerra mondiale erano quasi assuefatte dalla violenza, considerata ormai parte integrante della loro quotidianità; obbedire al dittatore non era un problema, vivere sotto un regime totalitario era consuetudine, si viveva in un fanatismo nazionalista. Pezzino, da vero storico, non si è assolutamente schierato a favore di nessun regime, fugando ogni equivoco che sarebbe potuto nascere dall’arrogante titolo della live.

Il secondo ad intervenire è stato Daniel Lee che ci ha rivelato i passi da lui intrapresi per scrivere  “La poltrona delle SS”, libro che nasce grazie ad un documento ritrovato in una vecchia poltrona, che lo ha portato poi a viaggiare per apprendere più a fondo quella che è la storia nazista.

La lezione ci ha fatto entrare nell’ottica di quanto sia importante conoscere e comprendere tutto ciò che ci ha preceduto tramite molteplici modalità di apprendimento, quali testimonianze, discussioni e ritrovamenti.

La conferenza, in generale si può definire interessante ed utile soprattutto per noi ragazzi che, finito il percorso scolastico ci addentreremo in quella che è la vita reale, composta anche da ingiustizie, le quali potrebbero riemergere ponendo fine a quella libertà democratica che generalmente si dà per scontata possedere, ma che attualmente, purtroppo, non in tutte le nazioni vige.

Il professor  Pezzino ha trattato quelli che sono gli argomenti che ogni studente di Quinto anno superiore dovrebbe conoscere, ovvero tutti gli avvenimenti successivi al primo dopoguerra e l’affermarsi dei diversi regimi totalitari. Un dialogo schietto non di parte, al contrario di quanto enunciato dal titolo, chiaramente provocatorio.

La lezione è proseguita con l’intervento che, alcuni di noi reduci anche dall’esperienza in Erasmus, hanno potuto seguire in inglese, senza avvalersi della mediazione dell’interprete. Il professor Lee ci ha mostrato invece quelli che sono stati i processi per arrivare alla composizione del libro “La Poltrona delle SS”, i suoi viaggi e le sue esperienze sul campo, alla ricerca di una storia che sembrava voler restare nascosta per sempre.

Questo è stato un incontro dettato dalla vera conoscenza della storia, spiegata da due professionisti del “settore” e che hanno rimarcato quella che è la mera verità insita in ogni regime totalitario, ossia che nessuno di questi è davvero giusto e che la verità va cercata non solo nelle grandi personalità dell’epoca ma anche nelle persone comuni che hanno appoggiato i regimi totalitari, molti appartenevano alla piccola borghesia.

Un’idea che mi è balzata subito alla mente durante il dialogo del Professore Pezzino è stata quella legata all’eliminazione degli oppositori del regime come ad esempio il delitto Giacomo Matteotti per restare in Italia, tutto sommato è un tema tuttora attuale e il pensiero è corso ad Alexei Navalny, arrestato, avvelenato, alcuni credono sia anche stato chiuso in carcere con dei malati di tubercolosi, tutto questo ovviamente per far tacere una persona che voleva portare alla luce la corruzione e tutto quello che c’è di sbagliato all’interno del governo Russo.

Concludo dicendo che questa giornata è stata molto utile per rimarcare quelle che sono le conoscenze storiche che ogni individuo dovrebbe portare con sé, non solo all’esame di maturità ma per tutta la vita.

Nell’ultimo anno distrutto dalla pandemia ci siamo ritrovati spesso privati di quelle libertà a cui mai avremmo pensato di dover rinunciare, una misura necessaria per contrastare l’emergenza sanitaria in atto.

Quello che, nelle parole di Luciano Gallino nella premessa al libro “Come si diventa nazisti”, è un “perenne conflitto, ch’è a un tempo sociale e psichico, tra bisogno di sicurezza e desiderio di libertà” è calato sulle nostre vite: oscilliamo quotidianamente tra la voglia di riacquistare i nostri spazi di libertà e la necessità che qualcun altro -lo Stato in questo caso- si impegni a garantire la nostra sicurezza.
È in questa oscillazione che, spesso, nel corso della storia, movimenti di origine nazionalista e
populista hanno trovato terreno fertile, andando ad insediarsi tra i malumori del popolo ed
estremizzando i valori patriottici in nome di una presunta e infondata superiorità, sia essa razziale o di classe. La crisi sociale, con i suoi impatti sul piano personale e psicologico, diventa, in questi casi, il motore primario che innesca nelle popolazioni un crescente bisogno di ordine. Come sottolinea il Professor Pezzino, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Pisa, “i cittadini si abituano agli ordini dello Stato” e ne rimangono assuefatti, incapaci di coglierne i lati oscuri e le derive.

Questa stessa assuefazione si ritrova nel personaggio che Daniel Lee dipinge tra le pagine
del suo libro “La poltrona della SS”: un funzionario nazista, che “uccide” seduto alla sua scrivania, vittima e carnefice del sistema dell’ordine.
A questo si affianca, nelle parole di Pezzino, una identificazione totalizzante dell’individuo nella
propria nazione ed un crescente incapacità di riconoscere agli altri popoli gli stessi diritti attribuiti al proprio.

È il semplice meccanismo che ha mosso i popoli a non esitare a combattere, a morire in
trincea in nome di un bene più alto, quello della propria nazione. Nel caso del nazismo, il “bene della nazione” ha coinciso con lo sterminio brutale di intere fasce della popolazione, considerate non in linea con l’idea di ordine così come intesa dalla retorica nazista. Si tratta di una dinamica ancora oggi estremamente dura a morire, sebbene in forme e modalità decisamente diverse, ma non per questo meno gravi. Se facciamo un passo indietro a febbraio 2020, quando vivevamo nell’illusione che il Covid non ci avrebbe mai toccato da vicino, ricorderemo sicuramente i dilaganti episodi di razzismo ai danni della comunità asiatica, in quel momento considerata colpevole della diffusione del virus e, in quanto tale, da discriminare per ristabilire l’ordine.
Il nazismo e tutti i fenomeni analoghi traggono immenso vantaggio dalle situazioni di difficoltà, da qui momenti in cui il bisogno di ordine ci sembra quasi più importante della libertà.
Come diventare nazisti? Forse basta dimenticare la bellezza di essere liberi.

* a cura di Canavari Chamroeun, Conticelli Simone, Lilli Federico, Miraggio Samuele, Pastoressa Matteo, Triki Manuela.

 

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