Il ricordo non muore mai

di Beatrice Emili.

Dopo la memoria, il ricordo: quello dell’esodo degli italiani dalle regioni dalmate e istriane, verificatosi dalla fine della seconda guerra mondiale, che seguì agli eccidi delle foibe. Una pagina di storia nazionale ancora poco conosciuta e tuttora soggetta a riletture e approfondimenti. L’Istituto Alberghiero, in occasione della Giornata del Ricordo che ricorre ogni 10 febbraio (istituito per legge il 30 marzo 2004), ha voluto essere presente all’iniziativa promossa dall’Isuc in videoconferenza “La storia di Norma Cossetto” con la partecipazione delle  classi 2D eno, 5B eno, 5A acc. Turistica. Dopo i saluti istituzionali da parte dei rappresentanti della Regione Umbria, con il coordinamento del prof. Francesco Forlin (responsabile Didattica e formazione Isuc), hanno relazionato vari personaggi, tutti legati alla complessa vicenda del confine orientale e alla storia dell’esodo giuliano dalmata. Quindi, nell’ordine: Raffaella Rinaldi, responsabile del Comitato 10 febbraio di Perugia, la quale ha rievocato l’interessante vicenda del medico triestino Geppino Micheletti, i cui destini personali si sono intrecciati con la nostra regione. Franco Papetti, Presidente dell’Associazione “Italiani fiumani nel mondo”, lui stesso nato a Fiume e profugo dopo la guerra, il quale testimonia l’esperienza bruciante dell’esilio, dell’abbadono della propria terra, lingua, cultura. Giovanni Stelli, Presidente della Società di studi fiumani e direttore editoriale della rivista “Fiume”, che propone un dialogo senza pregiudizi sul passato travagliato di Fiume e dei suoi abitanti. Giuseppe Parlato, storico e accademico, il quale cerca di recuperare il senso storico di queste vicende attraverso una rappresentazione lucida e didatticamente efficace. Finalmente si arriva al cuore della manifestazione, l’intervento di Diana Cossetto, cugina di Norma, la protagonista della storia rievocata. Diana è una giovane donna  che porta la testimonianza del padre, dal quale ha ereditato la memoria della sfortunata cugina Norma, trucidata nel fiore degli anni dai partigiani slavi del maresciallo Tito nel 1943 e gettata in una foiba. Non è questo il luogo dove raccontare la sua storia, ma la sua rievocazione è stata veramente intensa, illuminante, anche durissima ad ascoltarsi, per le atrocità subite. Diana Cossetto l’ha ricordata con spietata lucidità, ma anche con commozione e fatica, nei punti più duri della vicenda, che presenta tratti di spaventosa crudeltà. La crudeltà che è in ogni guerra, a danno di ogni vittima innocente di opposte ideologie e nazionalismi. La ricorrenza del Giorno del Ricordo è stata l’occasione per gli studenti di conoscere una “piccola” storia, che però riflette ed esemplifica la grande Storia di quegli anni travagliati, di sollevare il velo su vicende ancora poco note e solo da pochi anni rappresentate nei libri di storia e diventate oggetto di dibattito pubblico. Quindi, un’occasione per riflettere su come la violenza non ha confini, poiché la Scuola, ha, fra i suoi tanti impegni, quello di contribuire al processo di crescita spirituale e morale degli studenti; essa deve perciò  orientare le giovani generazioni verso la conoscenza dei momenti storici che costituiscono l’importantissimo mosaico dell’identità locale e nazionale. Ecco l’importanza delle rievocazioni e delle celebrazioni e della memoria storica che esse custodiscono.

I commenti dei ragazzi hanno colto il senso del “richiamare al cuore” che la Giornata si prefigge e che Diana Cossetto ha condiviso con la “platea” di studenti:

…devo dire che è stato davvero bello ed emozionante l’intervento sulla storia di Norma Cossetto- dice Maria Sole- Diana ci ha trasmesso tutta l’emozione che lei stessa aveva dentro di lei….brividi!

…parlare della propria famiglia- sottolinea Claudio- soprattutto di una vicenda così cruda non credo sia facile, infatti, si vedeva proprio che la signora Diana era emozionata nel ricordare questi avvenimenti.

Gli interventi degli storici sollecitano riflessioni di diverso taglio:

La violenza utilizzata per infoibare tanti civili, la scomparsa di tante persone, la pulizia etnica, la tortura- dice Samuele- ricordano metodi che ancora oggi vengono utilizzati anche non lontano da noi. Occorre far luce su tanti eventi e riflettere sul fatto che la violenza è alla base di qualsiasi Regime Dittatoriale.

 

 

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