di Ismet (I Ristorazione sezione CdR)
Tra carcere e scuola è nato un serio progetto e un impegno. Per approfondire come un detenuto vive la sua situazione, bisognerebbe partire dall’eliminazione di pregiudizi esterni nei confronti dei detenuti, attraverso l’informazione e la presa di coscienza che il carcere è anch’esso una parte della società e non la sua pattumiera. Tutte le iniziative portano acqua al “mulino del riscatto” e realtà come la scuola in carcere vanno sostenute, favorite e incoraggiate perché oltre a far crescere, portano ad un serio percorso di recupero del detenuto.
E’ la scuola stessa che deve far intendere il carcere e la pena come un’occasione di riflessione, di crescita culturale, di speranza, altrimenti il carcere rimane solo una piccola zona d’ombra, come un luogo freddo di solo sofferenza.
Serve che la società civile prenda a cuore che anche in realtà difficili come il carcere, può essere possibile avviare cambiamenti attraverso la scuola. Ma serve, soprattutto, che il condannato sia fortemente motivato, disponibile a rimettersi in gioco e ripartire.
Ma, soprattutto, non va dimenticato che dentro il carcere ci sono persone che hanno commesso degli errori e persone che hanno subito degli errori. Il più efficace deterrente per la sicurezza è principalmente investire nella fiducia e nelle potenzialità di quanti intendono il carcere non uno “squallido parcheggio”, ma un “filtro rigeneratore”, attraverso lo studio.
Concludendo, sarebbe auspicabile che la scuola si adoperi all’apertura del laboratorio, relativo ai servizi di ospitalità alberghiera e di ristorazione, ad essere molto più presente nel carcere di quanto già non lo sia, ciò con l’istituzione di corsi formativi e con periodici incontri tra docenti, rappresentanti di studenti esterni e detenuti, per dibattere sui temi della legalità e del sociale.
Ciò servirà a conseguire un dinamico trattamento di risocializzazione, di reinserimento e di recupero del detenuto per il suo più prossimo rientro nel mondo civile.
Easynews
