Sfidando ancora una volta il pregiudizio che vuole gli studenti di istituti professionali poco adatti al teatro, specie se in lingua, e confidando nell’ interesse degli stessi studenti, anche se non di tutti, (talvolta risvegliato dopo il diploma), ci accingiamo, giovedì 13 Novembre, ad accompagnare le classi quinte ristorazione e turistiche al Teatro Verdi di Terni, per assistere allo spettacolo teatrale in lingua inglese “Animal Farm “( 1945) di George Orwell ( Motihari, 1903- Londra, 1950 ).
Prof.ssa Dina Salari
Una favola moderna
” Animal Farm ” è un chiaro contributo di George Orwell al filone della letteratura distopica (utopia alla rovescia ), che lo scrittore usò più volte nei suoi scritti contro il totalitarismo. Dal punto di vista letterario si inserisce nel genere della letteratuta satirica inglese. Tramite questa ” favola ” moderna, che può essere letta come un’allegoria della rivoluzione russa, Orwell ammonisce a non credere alle favole. Alla Manor Farm, gli animali maltrattati e sfruttati dal fattore Jones sognano il tempo in cui potranno essere liberi e artefici del proprio destino, senza le interferenze dell’uomo. Sotto la guida dei maiali, si organizzano e con una rivolta violenta scacciano il fattore, impossessandosi della fattoria. Per un certo periodo, seguendo principi di uguaglianza, gli animali riescono a condurre la fattoria, ma presto emerge tra loro una nuova classe di burocrati sfruttatori: quegli stessi maiali che avevano guidato la rivolta, hanno conquistato il potere e con la forza hanno ridotto gli altri animali alla schiavitù, in modo non diverso da quanto avessero fatto gli uomini.Note di regia
Dietro le sembianze di una favola moderna, ” Animal Farm ” è il racconto di un’allegoria e una satira politica, scritta con sorprendente asciuttezza e linearità stilistica. L’adattamento scenico di “Palkettostage ” mantiene la semplicità e lo stupore della storia narrata, mettendo nella dovuta evidenza i molti temi educativi. Data la natura dei personaggi ( gli animali dalla Manor Farm ) e ispirandosi al musical ” The Lion King “, la messinscena si allontana dal modello naturalistico; gli attori sono facilmente individuabili, ma al contempo ben riconoscibili nelle rispettive parti. Ciò avviene grazie a piccoli artifici, quali maschere dalla foggia animale che tuttavia consentono al pubblico di intravedere il volto e le espressioni dell’interprete, o stampelle per simulare gli arti anteriori delle bestie. Determinante è stato soprattutto il lavoro sui personaggi, che dovevano essere credibili non solo sul piano emotivo e psicologico, ma anche fisico, grazie allo studio di particolari posture e movenze proprie dell’animale interpretato. Musica, luci e scenografie completano il lavoro. La scena, in particolare, è stata pensata utilizzando elementi realistici, come uno steccato di legno, balle di fieno, cavi o vecchi pneumatici che in palcoscenico, soggetti alle manipolazioni del gioco teatrale, ricreano di volta in volta spazi differenti.
Regia di Jonny Kemp.(Dalle note inviate dal “Palkettostage”, Agenzia di Busto Arsizio che organizza lo spettacolo)
Sintesi a cura della Prof.ssa Dina Salari