Riflessioni su Abramovich

di Paolo Ciri.

Qualche giorno fa il 5C eno ha aderito al progetto della Professoressa Marilena fiori ed ha visitato “The Cleaner” a Palazzo Strozzi, a Firenze. Ne abbiamo già parlato in questo sito, ma poi abbiamo chiesto agli studenti di farci avere qualche riflessione che ci fa piacere riportare.

“Una mostra indimenticabile ! Ogni stanza era unica ed ognuna di esse ti dava emozioni diverse. Tanti considerano Marina come una donna strana o pazza, Io, dopo questa mostra, la considero una persona che ha un modo diverso di pensare, difficile da comprendere.
Ogni sua performance era piena di simbolismi e di energia, da condividere con il pubblico. Sono rimasta un po’ perplessa, ma anche molto colpita, perché non capita tutti i giorni di vedere mostre del genere”

Martina Sernicola

 “È stata un’esperienza bella e molto emozionante. Le performance che Marina ha fatto le ho sentite molto. Non so come abbia effettivamente avuto il coraggio di farsi tutto quel male. Nelle sue performance Marina mi ha suscitato pena e tenerezza, penso che solo quelli un po’ come lei, un po’ matti, riuscirebbero a fare tutte quelle performance così dolorose. La maggior parte delle sue “prove” erano basate sul dolore fisico e psicologico, mentre altre sfidavano la sua calma, come per esempio contare tutti i chicchi di riso. Guardare le sue performance è stato molto interessante ed emozionante, sinceramente mi hai colpito e rifarei ancora questa esperienza.”

Benedetta Argentati

“La mostra “The Cleaner” di Marina Abramovic è stata un’esperienza fuori da ogni schema ed al limite del misticismo. Il genio dell’artista non poteva essere espresso in maniera migliore in un allestimento straordinario, che permetteva di cogliere lo spirito di Marina.
Personalmente ho avuto un’esperienza particolare, che mi ha suscitato una sensazione mai provata prima, fissando una sconosciuta negli occhi. Solamente fissando una sconosciuta negli occhi lo scambio di sensazioni è stato tale da causare un pianto improvviso nella mia partner, lasciandomi letteralmente sbigottito.

Un’altra situazione inaspettata è stata la pace trovata semplicemente contando dei chicchi di riso bianchi, ricordandomi lo Ying e Lo Yang.

Posso solo consigliare la visione di questa mostra, che si può definire attiva ed introspettiva“

Leonardo Tini

 “È una delle mostre più belle che abbia mai visto. Ripercorre tutta la vita e le performance di Marina Abramovic e riesce a trasmettere molto sensazioni.

La mostra, secondo me, vuol dare il senso provocatorio dell’artista: è una sensazione inspiegabile. Vuole raccontare lo speciale rapporto di Marina Abramovic con l’Italia, dove ci sono state molte delle sue performance nel segno della contemporaneità.”

Francesco Baffon

“Quando mi hanno proposto questa uscita didattica non ero molto convinto, ma appena la Prof. ci ha esposto alcune performance in classe ho provato una forte curiosità che mi ha spinto a fidarmi del progetto, anche se non inerente il nostro percorso scolastico. 

Come ben sapevo la fiducia riposta nella Professoressa si è dimostrata giusta. Lei ci ha guidato fino a Palazzo Strozzi ove la maggior parte della classe è rimasta rapita dalle performance, con  significati intensi da decifrare anche a seconda delle diversità delle persone.

P.S.: mi è piaciuta molto, la consiglierò ai miei amici !”

Filippo Fraboni

 “Marina Abramovic, “personaggio” complesso e intrigante è la prima donna a tenere una mostra a Palazzo Strozzi. Troviamo quelle che per lei sono le sue migliori performance, esposte attraverso video, oggetti, ma anche ricreate dai suoi allievi. Di primo impatto tutte le sue performance sembravano figlia della pazzia. Ma, approfondendo, si scopre l’enorme studio fatto nel portare all’estremo il proprio corpo. La mostra colpisce lo spettatore attivamente attraverso performance che lui stesso deve “ricreare”. Come diceva Marina “lo spettatore è colui che fa una performance”.

Ero partito con molte aspettative, tutte ampiamente ripagate,  la mostra coinvolge molto corpo e sensi attraverso immagini a volte forti.”

Samuele Sforza

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