di Paola Pompei.
Fare scuola in questi due anni ha significato molto. Mettersi in discussione, cambiare le proprie tecniche di insegnamento in un’ottica innovativa e tecnologica senza perdere il buono di ciò che si è sempre fatto in passato, è stata la sfida più importante.
Non è servito a nulla? Non credo. Grazie agli strumenti digitali si è appreso che da casa si poteva fare di tutto, partecipare a lezioni interattive, utilizzare programmi di ogni genere, condividere materiali, fare brainstorming su piattaforme rispetto a cooperative learning. Tutto senza avvicinare i banchi ma dalla propria postazione a casa. I giovani hanno imparato un nuovo modo di relazionarsi pur non stando nella stessa stanza.
Prima del covid non avevo un gruppo whatsApp con i miei alunni e loro non conoscevano il mio numero di cellulare. Ora gli insegnanti sono sempre di più un punto di riferimento. L’aspetto umano e relazionale è stato curato in maniera capillare in questi due anni ma non a discapito dell’attività didattica e dell’apprendimento. Chi ha voluto si è impegnato sempre anche avanti ad uno schermo o distanziato in classe e le conoscenze sono state acquisite insieme allo sviluppo delle competenze. Le stesse dinamiche che si vivevano prima della pandemia si sono duplicate con la dad.
Quindi tutto è da buttare? Assolutamente no!
Dal primo aprile si continua la didattica integrata digitale solo per chi avrà contratto il covid. Resta l’obbligo delle mascherine chirurgiche senza soluzione di continuità e si raccomanda la distanza di sicurezza di almeno un metro; inoltre si conferma il divieto di accedere ai locali scolastici se si è positivi o se si presentano sintomi. Quindi vengono confermate molte delle regole precedenti la scadenza dello stato di emergenza.
Ma siamo cambiati? È servito questo tempo per imparare ad apprezzare il lavoro fatto dalle scuole, dagli studenti delle varie età e dalle loro famiglie? Il Lifelong Learning LLL (o apprendimento permanente) consiste in un approccio personale che mira all’accrescimento del proprio bagaglio di competenze e di conoscenze. Questo processo di auto-orientamento ed educazione continua dura tutto l’arco della vita e in linea con i mutamenti della società. Chi in passato si è formato in quest’ottica, ha reagito meglio al covid ed ai cambiamenti che ha imposto sia nella vita personale che in quella sociale e lavorativa. Più ci sappiamo adeguare alla storia e agli eventi trovando gli strumenti idonei, più saremo pronti ad affrontare il mondo e le situazioni imprevedibili che si presentano; solo così i giovani apprenderanno.
Ritengo che questa generazione che ha sviluppato inevitabilmente resilienza, saprà spendere nella vita tutte le competenze trasversali acquisite adeguandosi alle mutevoli condizioni e attivando una formazione che mira al miglioramento continuo.