Si fa presto a dire Italia!

Sabato 5 febbraio i ragazzi del IV C ristorazione, nell’ambito del progetto Walter Tobagi, hanno assistito alla lezione del professor Merloni, dell’ Università di Perugia,’l’Unità degli Italiani’, ha introdotto il professor Sammarco.

La conferenza ha toccato tanti aspetti, ma la prima cosa sottolineata è che la nostra unità nazionale è recente, ha soli 150 anni che sono pochi rispetto alle unificazioni di Spagna, Francia, Inghilterra. La nostra è, strano a dirsi, una nazione giovane, soprattutto se pensiamo che la Costituzione Italiana è ancora più giovane.

L’esposizione partiva dalla situazione italiana nel 1848, anno in cui Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari proposero un sistema federale con cui poter mettere a confronto le autonomie comunali, un concetto quindi di federalismo diverso da quello odierno, per unire e non per separare.  Poi dopo, nel 1861, ha prevalso un’idea dello Stato d’Italia centralista, sotto un unico re Vittorio Emanuele II e con l’estensione dello Statuto Albertino a tutto il nuovo Regno.

Per quanto riguarda il giornalismo, nel Risorgimento vi erano più di 150 testate giornalistiche locali anche se solo il 2% di Italiani era alfabetizzato e si cominciò  ad apprezzare anche  il primo giornalismo satirico che proponeva , per esempio, un Giolitti, primo ministro post-risorgimentale, come un Giano bifronte opportunista.

Dagli articoli di giornale, i giornalisti risorgimentali, ben presto, passarono a saggi o testi argomentativi sulle questioni sociali del tempo.  Ed è ancora così; ad esempio i giornalisti Paul Gizborg e Pino Aprile hanno rispettivamente pubblicato i saggi “Salviamo l’Italia” e “Terroni”.

La conferenza è continuata sul filo degli inni risorgimentali i quali:


  • L’inno di Mameli
  • L’inno di Garibaldi
  • La bella Gigogin
  • L’inno dei lavoratori
  • Addio mia bella addio
  • Suona la tromba
  • Brigante se more
  • giovani ardenti – inno del popolo
  • La bandiera dei tre colori
  • La coccarda
  • Và pensiero
  • La Garibaldina – grido di guerra per volontari d’Italia.


Il discorso  si è quindi fermato sul brigantaggio, forma di banditismo caratterizzata da azioni violente a scopo di rapina ed estorsione, ma che ha avuto, in altre circostanze, risvolti insurrezionalisti a sfondo politico e sociale. Esso, infatti, ha provocato molte più morti di qualsiasi guerra di indipendenza.  Il brigantaggio nasce principalmente  a causa dell’intervento dei Piemontesi al Sud, che consideravano il mezzogiorno d’Italia un territorio ricco nelle mani dei poveri, dove portarono le loro leggi e la leva militare obbligatoria che toglieva braccia all’agricoltura impoverendo totalmente il meridione.


Il tema dell’unione nel 1800 era sentito da tutti gli intellettuali e Giacomo Leopardi scrisse perfino dei suoi pensieri nazionalisti. Uno degli ostacoli dell’Unità fu di certo lo Stato Pontificio che era presente solamente in Italia e lo fu fino al 1870, fino cioè, alla presa di Roma.

Questi movimenti insurrezionali furono portati avanti dalla borghesia piemontese , impegnata attivamente nelle guerre d’indipendenza; dato che, nel Sud, l’unione fu un subire e non un partecipare.

Le masse popolari del Sud insorsero contro i Borboni e diedero luogo a ribellioni che crearono la moderna mafia, simbolo della disperazione del popolo.  I Piemontesi infierirono ulteriormente schiacciando il sistema meridionale  e il 98% della popolazione subì passivamente l’unione non avendo diritto di voto.


Nel 1861 non fu, quindi, creata un’Italia nuova, ma i territori mancanti furono semplicemente annessi al Regno di Sardegna e lasciati senza alcuna costituzione fino al 1948 .

L’idea di Cattaneo viene quindi respinta per poi essere presa come esempio nell’Unione Europea.


Dal primo giorno di Unità, l’Italia ha sempre avuto problemi strutturali quali il conflitto con la Chiesa e, contemporaneamente una forte impronta laica nel popolo.

Finalmente nel 1948 il popolo divenne il protagonista della Costituzione e per la prima volta il suffragio è universale

Al giorno d’oggi, l’Unificazione ha fatto scaturire sia lati positivi che  negativi:




POSITIVO:


  • Dal 1861 al 1991 l’Italia è stato il paese più ricco del mondo con un P.I.L. superiore di 13 volte al normale;
  • Il sud è cresciuto di 10 volte rispetto al 1861;
  • Il sistema è buono e buone sono le infrastrutture;
  • Servizi unici al mondo come l’istruzione e la sanità pubblica che alzano del 12% il P.I.L. Italiano.
  • Dispone di un sistema di previdenza sociale  fin  funzionante.



NEGATIVO:


  • È un paese di contraddizione;
  • C’è un’evidente distanza NORD\SUD riguardante ricchezza e servizi;
  • Presenza di criminalità organizzata che lo Stato non riesce a controllare;
  • Lo Stato non ha delle contromisure adeguate;
  • Il mancato pagamento delle tasse da alcuni cittadini.


Secondo la costituzione italiana L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Lo Stato deve quindi agire in nome del popolo e i giudici devono agire limitando il potere di chi lo gestisce, per questo i magistrati devono essere imparziali di fronte alla legge.


La ricchezza Italiana, infine, secondo alcuni dati, per il 50% appartiene ad 1/10 della popolazione e il restante 50% viene diviso tra i 9\10 degli Italiani rimanenti.


È stata un’esperienza formativa che ci ha fatto partecipi in prima persona, potendo intervenire con domande o affermazioni riguardanti l’argomento.

Il progetto Walter Tobagi per noi è un’opportunità di crescita, perché ci fa confrontare su temi importanti e riflettere su problematiche attuali.

(di Chiara Bellesi)

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