Concorso “G. Sordini”

É stato assegnato alla nostra scuola ed in particolare alla classe Quinta Ristorazione B, coordinata dalla prof.ssa  Valentini Albanelli Emanuela, il premio “Sordini” per l’anno scolastico 2008/09 con la ricerca: “Ebrei a Spoleto: 1944 un anno da ricordare”, che, qui di seguito, pubblichiamo.

Complimenti ai vincitori!

PREMESSA

Il lavoro di ricerca sulla condizione di vita della piccola comunità ebraica spoletina è uno dei frutti del progetto proposto dalla Provincia di Perugia, dall’Ufficio Scolastico Regionale e dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea: Auschwitz, giovani, memoria, luoghi.
Questo progetto, triennale, ha avuto il suo culmine nei due viaggi ad Auschwitz, proposti a gruppi di ragazzi provenienti dai diversi Istituti della Provincia, ma ha avuto anche il merito, attraverso i corsi di formazione, di fare di Auschwitz un luogo per una riflessione sia sui fatti storici, sia sui diritti negati ancora oggi.
L’aver visitato il luogo simbolo della shoah ha dato il via ad una serie di riflessioni che hanno portato ad approfondire sia la macrostoria, sia la microstoria. ‘Scoprire’ che a Colfiorito, grazie all’ISUC, è stato ricontestualizzato il campo di internamento e che è diventato un laboratorio didattico, sapere che i campi di lavoro erano anche a Spoleto, vicino alle miniere di Morgnano, ha posto la domanda : ma a Spoleto che succedeva negli anni ’40?
Questo lavoro è stato inserito nella pagina web del sito dell’Istituto Alberghiero di Spoleto dedicata all’esperienza di Aschwitz e presentata alla mostra TRACCE, Foligno 6\9 maggio 2009.

INTRODUZIONE

L’aspetto più atroce e caratterizzante di una dittatura è senza dubbio la quasi totale negazione dei diritti umani.
Neanche le dittature più spietate hanno raggiunto la ferocia maniacale con cui Adolf Hitler e il partito Nazionalsocialista hanno pianificato in ogni minimo dettaglio lo sterminio di un intero popolo, quello ebraico.
L’avvento al potere di Hitler ebbe la strada spianata dalla situazione politica disastrosa in cui si trovava la Germania dopo la prima guerra mondiale, nazione ferita e confusa che non aspettava altro che un leader carismatico la portasse fuori dalla crisi e che restituisse dignità a un popolo abituato a dominare.
Hitler trascinò un intero popolo nel suo delirio di sterminio dove milioni di persone, per la maggior parte ebrei, furono brutalmente uccisi dopo essere stati sottoposti alle peggiori umiliazioni e privati di ogni forma di diritto umano.
Ma i campi di sterminio come Auschwiz e Birkenau furono solo il culmine di un’operazione omicida cominciata molti anni prima con una serie di provvedimenti conosciuti come “leggi razziali” che poco a poco portarono gli ebrei ad essere trattati e considerati come il nemico numero uno della così detta razza “ariana”.
Molti pensano che una tragedia come la shoah sia impossibile ai giorni nostri, però non bisogna mai abbassare la guardia, la salvaguardia dei diritti umani è il principio fondamentale sul quale ogni democrazia si deve poggiare, perciò è necessario conoscere ciò che è successo prima di noi per evitare di ripetere gli stessi errori.
Viene ora spontaneo chiedersi come sia stato possibile che un’intera popolazione abbia “accettato” l’orrore della deportazione e dello sterminio. Credo che certo una componente importante fu il clima di terrore che il regime aveva instaurato.
Fu sicuramente determinante, però, far apparire il “diverso”, in questo caso l’ebreo, come inferiore attraverso una campagna denigratoria ossessiva. Attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione che proprio in quel periodo iniziavano ad assumere il ruolo di controllo dell’opinione pubblica, fu inculcata l’idea che gli ebrei costituissero una minaccia per la libertà e il benessere del popolo tedesco. E’ forse proprio questo l’aspetto che può collegare quegli anni ai nostri giorni. Oggi più che mai, infatti, i mass media hanno un ruolo fondamentale nella politica e nella cultura ma soprattutto nella formazione dell’opinione pubblica. E’ vitale quindi per la libertà individuale di pensiero che l’informazione sia il più possibile pluralista e non nelle mani di ristrette cerchie di potere.
La televisione, in special modo, ha assunto nel collettivo il ruolo di portatrice di verità, tutto ciò che viene visto o sentito in tv viene immagazzinato senza il beneficio del dubbio. Se vogliamo quindi che i diritti umani siano il più possibile rispettosi dobbiamo imparare a pensare con la nostra testa e a non farci raggirare da tutto ciò che viene detto dai mass media. Dobbiamo lottare giorno dopo giorno, partendo dalle piccole cose, senza aspettare che sia troppo tardi. Solo così saremo davvero certi che nessuna shoah sarà mai più possibile.

Monia Lombardelli

LA STORIA CI INSEGNA: IMPARIAMO DAL MEDIOEVO!

Ancora oggi è possibile, vicino a piazza del Mercato, percorrere via San Gregorio della Sinagoga, segno di una presenza remota di una comunità ebraica.
Già nel XIII secolo, mercanti ebrei si erano mossi da Roma per stabilirsi a Spoleto e dai documenti conservati nella sezione di Archivio di Stato di Spoleto, nel XV secolo, una cospicua quantità di persone si stabilì nella zona. In città non esisteva un ghetto, ma i giudei si riunirono in una vaita, ovvero un antico quartiere del periodo medievale, chiamata ‘Petrenga’. Qui istaurarono rapporti di amicizia e buon vicinato con i cristiani. Nonostante i buoni rapporti ci furono anche casi di violenza o comunque scontri e denunce ma che non furono da imputare a motivi strettamente razziali. Le liti tra cristiani e ebrei, come testimoniato dal Giudiziario antico, sono frequenti ma non dovuti a motivi religiosi, anzi in alcuni casi ci sono atti di aiuto come quando ,nel 1471, l’ebreo Gaio di Gaio venne aggredito nella sua casa e i primi a soccorrerlo furono i suoi vicini di religione cristiana.
La locazione del cimitero ebraico era una delle ‘problematiche’ da risolvere a livello cittadino. Le autorità facevano, di solito, in modo da situarlo il più possibile lontano dal centro abitato, o che comunque fosse sistemato in modo che durante le processioni funebri piene di gente pregante, gli ebrei non passassero davanti a chiese e monasteri ed evitassero disagi o problemi alle autorità. Comunque, fino alla prima metà del XV secolo, era all’interno delle mura spoletine. Nonostante la quasi mancanza di comportamenti razziali verso gli ebrei, essi erano comunque limitati dalle autorità, nel campo del lavoro e dello studio, potevano accedere solo a studi medici e potevano esercitare solo le attività più umili, come cenciai, commercianti, mercanti, e quelle legate al prestito su pegno e all’usura. Nonostante questo lo Statuto del 1347 non prevedeva norme esclusivamente rivolte ad ebrei e tutto ciò lascia supporre che giudei e cristiani,di fronte alla legge, venivano trattati allo stesso modo.

A Spoleto, poi, nel 1457 era detenuto, per motivi ignoti, alla Rocca Maestro Leone, medico ebreo. Il papa Callisto III autorizzò la consegna del detenuto al nobile Torcello. Infatti, il medico faceva parte di uno scambio di prigionieri a livello internazionale. A Rodi, Maestro Leone era un medico famoso e di una certa importanza, per questo non sorprende la scelta di usare lui come ostaggio di scambio per i figli del nobile Torcello. L’esito della vicenda non ci è pervenuto ma si sa solo che il prigioniero fu immediatamente liberato dai ceppi e consegnato a Manuele Torcello, il figlio messaggero, che si affrettò ad abbandonare la Rocca con il detenuto alla volta di Venezia. Da lì sarebbe salpata una galera con destinazione Rodi.

Flamini Arianna

1944: LA PERSECUZIONE ARRIVA ANCHE IN PROVINCIA

Nella busta 2433 fascicolo 8, sono contenuti i documenti che parlano di ciò che avvenne nella ristretta comunità ebraica di Spoleto. Le carte riguardano il sequestro dei beni ai cittadini di razza ebraica da un documento del 24 gennaio 1944 si può risalire all’elenco dei residenti a Spoleto:
– Fiorentini Gilda fu Benedetto in Manasse
– Formigini Nice fu Sebastiano ved. Passi
– Manasse Alessandro di Salvatore
– Manasse Carlo di Salvatore
– Manasse Margherita di Salvatore in Andreani
– Pontecorvo Irene di Umberto in Dolci
– Piperno Tullio fu David
– Manasse Salvatore fu Mosè
– Coen Elsa di Masino in Manasse Alessandro

Le azioni contro la comunità hanno inizio il 2 gennaio 1944 quando arriva al Comune di Spoleto la raccomandata che ha per oggetto la requisizione delle opere d’arte di proprietà ebraica firmato dal capo della provincia Armando Rocchi.
Inoltre, il 4 gennaio, visto il comunicato del Ministro dell’Interno del 1 dicembre 1943, in cui si ritiene che gli ebrei debbano considerarsi come sudditi nemici, Rocchi dispone che tutti i detentori e i debitori di somme e beni di ebrei sono tenuti a fare denuncia alla Banca D’Italia entro il 15 gennaio.
L’11 gennaio 1944 viene chiuso il negozio di tessuti della ditta Manasse Salvatore, le chiavi vengono depositate in Municipio, il Comune chiede al capo della provincia di poter fare l’inventario, di poter consegnare le merci al centro di assistenza fascista di Spoleto e allo spaccio aziendale della Società Terni miniere di Morgnano che conta oltre 2000 operai.
A questo punto una serie di carte informa sulle persone che vennero nominate in qualità di sequestratori dei beni degli ebrei sul loro mandato e sulle loro rinunce.
Il 27 gennaio 1944 vi fu la nomina di Cucci Pietro economo degli Istituti Riuniti Civili di Beneficenza a di Spoleto per i beni appartenenti alla famigli Manasse e precisamente Manasse Salvatore, Alessandro e Carlo Fiorentini, Gilda e Coen Elsa.
Feliziani Filippo, geometra dell’azienda agricola Bachetoni, per beni appartenenti a Piperno Tullio fu Filippo.

Da un documento del 16 febbraio 1944 Filippo Feliziani chiede una proroga per stendere l’inventario dei beni di Piperno Tullio facendo riferimento al fatto di essere un mutilato di guerra della gamba sinistra.

Il 19 febbraio 1944 Cucci Pietro non accetta l’incarico di sequestratore dei beni di Manasse Margherita per tanto l’incarico viene affidato il 10 marzo 1944 a Feliziani Filippo che già si occupava di sequestrare beni di Piperno Tullio, anche i beni di Fiorentini Gilda vengono affidati al geometra Feliziani

Da un atto del 5 maggio 1944 si desume che il geometra Feliziani Filippo rinuncia per le sue condizioni fisiche.
La rinuncia viene scritta da Feliziani e inviata alla capo della provincia.
Beni sequestrati dal geometra Feliziani:
– Manasse Salvatore : vengono riportati i conti correnti e titoli bancari depositati alla Cassa di Risparmio.

Il 29 maggio viene nominato Pecchioli poiché aveva rinunciato all’incarico di sequestratore di beni il geometra Feliziani Filippo.

Il 1 giugno 1944, il commissario Massi del Comune di Spoleto risponde al telegramma inviato da Perugia, da Rocchi, e precisa che Piperno Paola e Rossella non sono nate né residenti a Spoleto, Conti Maria vedova Piperno è di razza ariana, Piperno Riccardo fu David è di razza ebraica, discriminato.
La signora Maria Conti, già il 16 dicembre 1943, è costretta a rivolgersi al capo della Provincia per precisare che lei è di razza ariana, sposata dal 9 maggio 1936 con Riccardo Piperno da cui ebbe due figlie, Paola e Rossella che sono state battezzate e cresciute nella religione cattolica. Il marito Riccardo aveva ottenuto la discriminazione con decreto ministeriale n° 2099\2771 dell’1 luglio 1940. Pertanto, le figlie quali legittime eredi, hanno diritto al dissequestro del pianoforte e dei documenti amministrativi, sequestrati nella casa che hanno ereditato dal padre e che per metà è anche dello zio Tullio Piperno. L’elenco dei beni sequestrati a quest’ultimo nella casa in via Benedetto Egio, infatti comprende tutti gli oggetti che sono, in parte, anche delle nipoti.

Dal documento del 5 luglio 1944, il commissario capo della provincia Armando Rocchi nomina il geometra Pecchioli Luigi di Spoleto, sequestratario dei beni degli ebrei presenti in città, inviando l’elenco dei beni appartenenti a essi:
– Manasse Salvatore fu Mosè
– Manasse Alessandro di Salvatore
– Manasse Carlo di Salvatore
– Manasse Margherita in Andreani
– Fiorentini Gilda fu Benedetto
– Coen Elisa

Il comune di Spoleto, in data 6 giugno 1944 invita a denunciare soci di razza ebraica alle seguenti società:
– Banca popolare cooperativa
– Cassa di risparmio
– Monte dei paschi
– Consorzio alimentaristi
– Società Terni miniere di Morgnano
Coricelli e Neri .

Con la liberazione di Spoleto, il 16 luglio 1944, ha fine il clima di caccia alle streghe testimoniato dai documenti.
Certo prima del 1944, nei confronti degli ebrei spoletini non vi erano state azioni, anche se come ricorda il presidente dell’ANPI di Spoleto, Gian Paolo Loreti, nel 1938, quando era solo un quindicenne studente all’istituto tecnico per ragionieri, il suo professore di matematica annunciò alla classe che il libro in adozione da anni doveva essere sostituito perché l’autore era ebreo!

Ben Ameur Emanuel, Nastasi Federico

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