Ma tu mi ascolti, quando io non parlo ?

di Paolo Ciri.

Perché parlare sul nostro sito di un convegno tenutosi altrove ?

Intanto perché di professori dell’Aberghiero, nella sala comunque gremita, ce ne erano moltissimi, per personale indipendente scelta.

Poi per tentare di riassumere qualche punto ai genitori che ci leggeranno qui, ai colleghi, ai ragazzi. Poiché è’ stato un incontro di alto livello, proficuo.

Si parlava, il titolo già lo dice, del disagio giovanile, che a Spoleto ha portato a recenti, reiterati episodi esiziali, della necessità di dialogo, delle patologie più gravi e comunque frequentissime: alcol, droga, ludopatia, hikikomori (isolamento dal mondo di persone chiuse nella propria camera per mesi o anni, alle prese coi dispositivi elettronici).

Un primo problema del quale ci han parlato è quello del ruolo: i cambiamenti sociali impediscono al giovane di comprendere quale è il proprio ruolo, cioè il proprio modo di state dentro un sistema Questo disagio si esprime in sintomi, messaggi, che occorre riuscire a cogliere.

C’è anche una spiegazione biologica, per questo: il cervello si completa, in particolare nei lobi frontali, tra i 20 ed i 24 anni. Solo allora siamo grado di controllare gli impulsi, cioè di “frenarci”, di porci dei limiti. Prima di quella età deve essere qualcun altro a darceli.

QQuando nessuno pone agli adolescenti dei confini sorgono i problemi: se non si diamo loro imiti e obiettivi togliamo loro la gioia e la possibilità di desiderare e sognare. Per contro è fisiologico che l’adolescente tenda a superare il limite. Ma questo non deve mai portare né a sensi di colpa (del genitore o del professore che pone la regola e insiste, deve insistere, per farla rispettare) né ad eliminare la regola (“tanto non la rispetta”).

Le regole non devono essere rigide, possono cioè ammettere eccezioni e deroghe, ma debbono assolutamente essere estremamente chiare. Ovviamente, poi, l’esempio, il comportamento, deve confortare la regola e non contraddirla.
Abbiamo avuto anche una testimonianza in prima persona da un rappresentante dell’ ANCA (Associazione Nazionale Contro l’Alcolismo), da una uomo che ha fatto intenso uso di alcol e droghe ma che è riuscito a salvarsi. Quella non è possibile qui riassumerla, occorrerebbe viverla. Solo un messaggio possiamo riportare, accorato, vero, incontrovertibile, ripetuto: “Parlate coi vostri figli”.
Ci è stato illustrato anche il significato del “vuoto psicologico”, che può consistere tanto nella assenza quanto nell’eccesso di valori, obiettivi, stimoli. Ed è molto pericoloso per una mente adolescenziale. Al solito, “in medio stat virtus”.
Infine ci è stato spiegato che prendersi cura dei ragazzi non significa sostituirsi o decidere per loro. Significa aiutare ad esplorare e capire.

Convegno tenutosi sabato 25 marzo nella aula magna dell’Itis

Organizzato da Associazione Il Girasole, IIS professionale, Usl 2, Cesvol.

Relatori:

Dott.ssa Simonetta Murcci, medico nutrizionista,

Dott.ssa Emanulea Bisogni, psicoterapeuta

Dott.ssa Elisa Montelatici, psicoterapeuta

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