OŠWIĘCIM – Il valore della memoria

Quando lo scorso anno scolastico, l’Ufficio Scolastico Regionale propose agli Istituti superiori della Provincia di Perugia un corso di formazione: “LA SHOAH- senso-memoria-commemorazione. Per una conoscenza comune europea “, si pensava ad una serie di lezioni su un argomento importante, problematico, significativo, ma pur sempre a delle lezioni di esperti che parlano e poi propongono un dibattito. Invece no !!! Il corso di formazione era unito al viaggio ad Auschwitz promosso dalla Provincia di Perugia e rivolto a gruppi rappresentanti diverse scuole. Le perplessità iniziali dovute alle difficoltà organizzative, sono subito svanite perchè il gruppo di ragazzi motivati a compiere un tale viaggio ha fornito l’entusiasmo per superare i problemi finanziari e burocratici, problemi risolti anche con il supporto dato dal Comune di Spoleto. Certo è più facile andare avanti, quando in un progetto credono in parecchi e così il 14 gennaio 2008 ha avuto il via la prima esperienza di vivere sui luoghi della storia per diventare testimoni di seconda generazione. Il confronto con le altre scuole della provincia e con i ragazzi del XIII liceo di Cracovia è stato un modo nuovo per studiare la storia e la cultura ebraica avendo come testimoni anche i luoghi. La visita ad Auschwitz, l’organizzazione in campo di concentramento, di lavoro, di sterminio hanno fatto riflettere tutti sia sull’organizzazione funzionale allo scopo della soluzione finale sia sui sentimenti di chi, o da  vittima o da carnefice, era lì. A scuola difficilmente c’è silenzio, lì difficilmente si riesce a parlare.
Nel 2008 non c’era neve, c’era un grigiore autunnale insolito per la Polonia.
L’esperienza lontano nello spazio si è accompagnata però alla riflessione di ciò che accadeva nell’Europa degli anni ’40. Qualche umbro ha scoperto, con questa esperienza, che a Colfiorito, grazie agli studi e al paziente lavoro del professor Nardelli dell’Istituto di Storia Contemporanea per l’Umbria è stato ricostruito e allestito un laboratorio su quello che era il campo di internamento. La storia rivive con i documenti, con le testimonianze ancora orali dei sopravvissuti, con i luoghi e parla di vicende, sentimenti, ideali, sofferenze; la macrovicenda di Auschwitz si incontra con la piccola realtà di Colfiorito e dei motenegrini internati.
L’esperienza del gruppo dello scorso anno, la partecipazione al giorno della memoria al Chiostro di San Nicolò, le foto, i racconti hanno creato interesse anche tra i compagni, tanto che fin da settembre, i ragazzi di quinta hanno più volte chiesto di ripetere l’esperienza. Il 13 febbraio 2009 il gruppo è partito alla volta di Varsavia-Cracovia-Auschwitz-Birkenau. Già a Versavia, si è entrati nella storia venendo a conoscenza dell’invasione tedesca e della resistenza polacca. I danni materiali e psicologici subiti dai civili, poi, sono esplosi dentro ognuno di noi con l’arrivo ad Auschwitz. Paesaggio completamente diverso dall’anno precedente con la neve candida che ricopriva i campi e che nessuno ha osato calpestare, tanto è il senso di sacralità di luoghi che hanno visto tanto orrore. Partecipare a questi progetti significa vivere la storia intensamente e pienamente, rapiti dalle spiegazioni delle guide, da ciò che si vede, ma soprattutto da ciò che si sente dentro e che al rientro si evoca nei ricordi.

Le foto di questa gallery sono state scattate nel 2009

Nella seconda gallery le foto  scattate nel viaggio del 2008

LE EMOZIONI

Viaggio ad Auschwitz

Puoi aver letto tutto ciò che è stato scritto, puoi aver visto tutte le immagini che vuoi, ma essere lì…..

Il nostro viaggio è cominciato il 13 febbraio ‘09 alle tre di mattina e si è concluso il 17 febbraio a mezzanotte. Sono stati cinque giorni di intensa attività, un giorno a Varsavia e gli altri a Cracovia. In queste nostre visite siamo stati costantemente seguiti da due guide attentissime a ogni nostra esigenza e non era sempre facile visto che eravamo un gruppo di centosei persone. A Cracovia siamo stati affiancati da ragazze di un liceo che, tra le varie lingue, studiano anche l’italiano. Abbiamo visitato le città con particolare riferimento a ciò che rimane dei ghetti ebraici, compresa la visita all’unica sinagoga ancora aperta al culto. Il 15 febbraio siamo stati lì, ad Auschwitz e Birkenau. Non si può descrivere ciò che si prova ad essere immersi in quei luoghi,non si trovano parole, così hanno detto tutti i ragazzi che hanno partecipato il giorno dopo all’attività di gruppo che riguardava il tema “dalla negazione dei diritti all’affermazione dei diritti”. Tutti hanno comunicato impressioni, sensazioni, sia attraverso parole o disegni, ma niente è rispondente pienamente a ciò che si è vissuto in quei luoghi simbolo della storia del novecento. Fra le tante riportiamo quella di una nostra compagna di classe:
Silenzio… Tutto ciò che ci accomunava era il silenzio, e un gran rispetto per tutto ciò che lì era successo.
Il luogo si è presentato bianco… Quasi stesse a parlare di quella purezza ormai perduta, ma che sotto ancora viveva. E’ lì che ha vinto la vita e non la morte perché ancora oggi vive in noi e nelle nostre emozioni, e silenzi che mai sono stati così significativi.

I partecipanti: Prof.ssa Anna Chiara Calvani, Armadoro Gabriele, Bonifacio Ernesto Maria, Cortegiani Andrea, Flamini Arianna, Lombardelli Monia, Nastasi Federico, Rizzo Santo
Un ringraziamento alla Provincia di Perugia e al Comune di Spoleto

Il disegno è di Monia Lombardelli, V Ristorazione B

Ritorno da Auschwitz

Ed eccoci…siamo tornati a casa. Abbiamo disfatto le nostre valigie che erano diventate più pesanti perché contenenti sapere, contenenti le memorie di un posto che abbiamo scoperto, contenenti tanta malinconia, tristezza nel cuore, forse anche un po’ di rabbia, perché un posto come Auschwitz può lasciare solo ciò. Abbiamo imparato molto da questo viaggio, abbiamo “rivissuto” l’ olocausto.

Ora siamo i nuovi testimoni di una tragedia consumata anni addietro.

Questo viaggio ci ha mostrato la vera sofferenza, le crudeltà di cui gli uomini sono capaci, ci ha mostrato il dolore.

Tanta amarezza c’è in noi.

Però questo viaggio ci ha lasciato anche molte cose positive. Nuove amicizie, il confronto con ragazzi appartenenti ad una cultura diversa dalla nostra, la scoperta di nuovi posti, la conoscenza di una nuova lingua.

Nessuno di noi è tornato deluso da questo viaggio, ogni giorno è stato vissuto al massimo, si è cercato di estrapolare il più possibile da ogni posto visitato.

Ora sappiamo, ora possiamo dire…Io so cosa Auschwitz è stato!!

Gennaio 2008

Sophie Lorenzetti, V Ristorazione

I disegni sono di Monia Lombardelli

Il giorno della memoria

AL LAVORO

In occasione della Giornata della memoria 2008, il Comune di Spoleto ha inserito, tra le sue iniziative, l’incontro con gli studenti delle tre scuole spoletine, Ipssart, Isda, Liceo Classico, che avevano partecipato al viaggio 2008. I ragazzi hanno deciso di trasmettere la loro esperienza ai loro coetanei presenti al Chiostro di San Nicolò, allestendo una piccola drammatizzazione dei loro pensieri, mentre alle spalle scorrevano le immagini montate per l’occasione. I ragazzi hanno curato testi, regia e allestimento e ciò che è stato proposto è stato apprezzato ed ha coinvolto i presenti. Tutta l’esperienza è stata condivisa con i ragazzi del Liceo classico, dell’Isda e con i loro professori Antonella Malatino e Angelo Bitti.

Emanuela Valentini Albanelli

1
In quei luoghi, con quel silenzio, se ascoltavi bene potevi sentire ancora le urla sopravvivere. Urla di persone ke hanno perso la vita solo xchè nn conformi a degli stupidi ideali. Persone ke avevano una voce, una dignità, un NOME prima di essere tramutati in semplici numeri e accatastati come cose senza valore, in condizioni di vita che nessuno potrebbe mai immaginare stipati assieme agli animali…MA TRATTATI MOLTO PEGGIO.

2
La storia di cui abbiamo avuto testimonianza nella visita in Polonia è un fardello che l’umanità difficilmente riesce a sopportare e con il quale è difficile convivere. Video, foto, racconti e testimonianze sono nulla in confronto al poter respirare la stessa aria di coloro che… sfortunatamente …hanno subito gli eventi…senza possibilità di scelta.
Vorrei che ogni singola persona, compresi voi qui presenti, possa provare sulla propria pelle ciò che noi tutti abbiamo provato.
Quel senso di compassione mentre scorrevano le immagini, che ribolliva dentro e si mischiava alla voglia di ricordare e di non dimenticare i momenti di crudeltà e ingiustizia che l’ignoranza di un genio hanno reso ccosì dolcemente LUGUBRE. Ora, con la rabbia nel cuore, cerchiamo di non dimenticare quel popolo, privato della vita con dei numeri e sterminato con indifferenza come quando si STRACCIA LA CARTA.

3
Paura, paura che eventi del genere accadano di nuovo.
Orrore, orrore al pensiero di cosa è successo anni fa in quei luoghi.
Vergogna, mi vergogno di appartenere alla stessa razza di quegli esseri che hanno commessso simili atrocità.
Rispetto, quello che non c’è stato nei confronti di milioni di persone.
Solidarietà, tutte le vittime ed i famigliari hanno la mia solidarietà.

4
Anime scomode nei loro corpi privati della loro dignità degradati a cose, anime che, dinanzi allo spettro della morte cercano di fuggire poichè incredule dinanzi a tale violenza, ma non possono!
imprigionate in corpi di uomini, donne, bambini, anime che si disperano, nell’impossibilità di appellarsi a coloro che, anche essi uomini, li deridevano, li spaventavano, li uccidevano. Il silenzio è l’unico commento a tanto orrore.

LA STORIA

Il progetto sulla shoah ha dato il via ad una serie di riflessioni e ricerche su ciò che avveniva in quegli anni anche nella nostra città, da ciò sono scaturiti due lavori uno sulla condizione di vita della piccola comunità ebraica spoletina, l’altra su Antonio Busetti, giornalista spoletino, prigioniero degli alleati a Il Cairo, che diventa redattore di un periodico rivolto ai prigionieri di guerra in Medio Oriente.

 

SHOAH A SPOLETO

UNA VOCE NEL DESERTO

Un documento interessante ci è stato indicato dal professor Paolo Morichini dell’Archivio Diocesano di Spoleto, in una cartella dell’archivio Busetti, sono conservate venti copie del mensile Luce nel deserto, giornale di cultura e informazione per i prigionieri italiani di guerra nel Medio oriente, pubblicato al Cairo dal maggio 1945. Nel numero di giugno, compare come redattore capo il sergente maggiore Busetti, giornalista spoletino prigioniero che lavorerà alla riuscita del giornale dei prigionieri italiani fino alla sua partenza annunciata nel numero del 15 febbraio 1946. Il mensile, poi quindicinale, nasce per iniziativa della Delegazione Apostolica in Egitto ed è appoggiato dal Branch Chaplains padre Mackenna, la tiratura è di 7000 copie, suddivise in base al numero delle compagnie dei campi che vengono spedite attraverso la posta inglese anche in Libia e Palestina. E’ formato da 8 pagine che informano i prigionieri su fatti, tratti anche da giornali italiani, di cronaca, sport, politica, vi è uno spazio dedicato alle lettere dei prigionieri, alle vignette ai giochi. Nella pagina il corriere dei campi si ha un resoconto di attività sportive e culturali, di abilità di artigiani italiani che vengono apprezzate anche dal personale britannico come quelle dell’ebanista Carlo Pizzamiglio (15 agosto 1945). Il giornale, di chiara impronta cattolica, fornisce notizie utili sullo stato dei prigionieri italiani, molti di loro vorrebbero rimanere negli USA (1 agosto 1945).Dell’aprile ’45 è una cronaca della vita nel campo da parte dei prigionieri, si sente la fatica dopo il lavoro sotto il caldo egiziano, ma le tende sono ben sistemate e lo squillo di tromba dà il segnale del pasto. Alla sera nel campo si sentono suoni di fisarmonica e di tromba, altrove si allestiscono spettacoli teatrali o si preparano gare sportive. A leggere questo giornale che parla di prigionieri in campi nemici viene alla mente il film di Salvatores Mediterraneo. Toccante è la nostalgia di un prigioniero:’ l’implacabile serenità di questo cielo d’Africa ha sbiadito nella mia memoria i ricordi delle stagioni che si avvicendavano nel mio bel Paese…’ (1 agosto 1945) Dal 20 aprile il Consiglio dei Ministri richiede ufficialmente la liberazione dei prigionieri italiani, quelli liberati in Germania dall’esercito russo sono stati inviati ad Odessa dove sono stati accolti dalla croce rossa americana., mentre nel luglio abbiamo la notizia che il rimpatrio degli italiani in mano agli alleati avverrà appena saranno disponibili i mezzi di trasporto. Indicativo sulle condizioni dei prigionieri italiani di guerra è un articolo nel numero del 15 ottobre ’45, dove si dice che le voci che circolano sulla volontà dei prigionieri di ritardare il rientro in patria sono false.

La condizione di vita dei prigionieri italiani sembra ben diversa dalla nuda realtà di Auschwitz, dalle pagine del giornale emerge un sentimento di rispetto reciproco e anche di apprezzamento, insomma di rispetto della dignità.

Stampa questo articolo Stampa questo articolo

I commenti sono chiusi.