Sui banchi di una scuola europea

Dal 14 al 17 ottobre, a Brdo, in Slovenia, organizzato dal Consiglio d’Europa, si è svolto un seminario dal titolo “Dai crimini contro l’umanità nella storia europea fino alla costruzione dell’Europa”. Come tutti i seminari proposti, anche questo era rivolto ai docenti operanti nei 47 paesi aderenti al Consiglio allo scopo di favorire un dialogo, un confronto tra insegnanti di diverse nazioni attraverso la riflessione su tematiche storiche, problemi sociali e sulle diverse metodologie per sviluppare, nelle nuove generazioni, un’identità europea ove i diritti umani siano rispettati. L’esperienza è stata a dir poco straordinaria, per la crescita professionale e culturale individuale ma anche collettiva.
In primo luogo, l’argomento specifico del seminario consente agli insegnanti di far apprendere agli studenti conoscenze storiche ma soprattutto di far nascere una sensibilità nei confronti dei diritti umani, del rispetto degli ideali altrui e dei valori di libertà al fine di abbattere muri fisici e culturali nella nuova dimensione europea che ci vede protagonisti.
In secondo luogo, il diventare, anche se per pochi giorni, di nuovo alunni, aiuta a capire come e quando la lezione è interessante, vivace, oppure …
In terzo la dimensione europea della classe: Cipro, Grecia, Slovenia, Romania, Repubblica Ceca, Italia, Germania, Svezia, Lettonia, tanti modi diversi di essere insegnante e cittadino europeo, ognuno con la propria cultura personale e nazionale da condividere e confrontare con gli altri.
Alcune lezioni sono state estremamente importanti soprattutto per chi insegna storia. Negli sloveni il tentativo fascista di italianizzare la loro cultura è ancora forte e vivo così come lo è il ricordo del campi di concentramento fascisti come quello di Rab. Interessante è stata la lezione di colleghi sloveni che utilizzano, per i loro studenti adolescenti, un libro che narra la Shoah attraverso la storia di Hana Brady; una storia veramente toccante, utilizzata a fini didattici per incuriosire, far ricostruire i fatti e far riflettere sugli eventi gli adolescenti.
Il libro, così come la lezione proposta ai ragazzi, nasce a Tokyo, quando nel 2001 al Museo dell’Olocausto arrivò una valigia con il suo nome. La direttrice del museo si mise sulle sue tracce ritrovando il fratello; da qui la ricostruzione, come in un puzzle, della storia di Hana e del dramma di un’intera collettività.

La partecipazione ai seminari rappresenta veramente un’occasione di crescita, chiunque voglia saperne di più, può  consultare il “PESTALOZZI” PROGRAM.

Prof.ssa Emanuela Valentini Albanelli

HANA’S STORY

LA VALIGIA DI HANA

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