di Beatrice Emili.
Mercoledì 28 novembre le classi V A Eno, V B Eno e V Accoglienza Turistica, accompagnate dalle rispettive insegnanti, professoresse Giacomini, Manni, Emili, hanno assistito al film “Le ninfee di Monet” alla sala Pegasus. Si tratta di un film-evento, di cui parlano giornali e riviste culturali, la cui visione è pienamente in linea con le nuove direttive del MIUR per l’istruzione professionale, alla quale si chiede, tra l’altro, di educare a “riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali”. Arte e Natura è appunto il binomio al centro della pellicola, che, non a caso, recita nel sottotitolo “un incantesimo di acqua e luce”. Un “incantesimo” che dura 2 ore, , un itinerario tra immagini di forte impatto estetico, che suggeriscono sensazioni e invitano al sogno, piuttosto che descrivere e raccontare. Del resto, come poteva essere altrimenti far vivere la pittura di un artista che voleva ritrarre nelle sue tele aria, acqua, luce? Obiettivo arduo, quasi impossibile, non per Monet, che riuscì a catturare l’evanescenza e l’incanto degli elementi naturali e che il regista Gianni Troilo sa trasmettere al pubblico come si trattasse di una visione onirica. Tuttavia il film ha anche interessanti elementi narrativi ed alterna immagini paesaggistiche e artistiche al racconto della biografia del padre dell’Impressionismo; una Francia bellissima, vista con gli occhi del grande Claude, sia che si tratti della grigia e fredda costa della Normandia, sia della famosa casa di Giverny, con la sua oasi di fiori. Ma contemporaneamente la vita di Monet diventa anche un viaggio attraverso la Storia di quel tempo (1840-1926): gli effetti dell’industrializzazione, il diffondersi del nazionalismo, la sua amicizia con Georges Clemenceau, premier francese al tempo della Prima Guerra Mondiale. Il conflitto vede l’artista in disparte, in silenzio, ma a quel fragore di armi oppone il suo personale modo di essere pacifista: curare come un’ossessione il giardino di casa e soprattutto lo stagno delle ninfee, il suo fiore-simbolo, antitesi dei lutti e delle devastazioni della guerra. Proprio la sua ultima, gigantesca opera, “Les Nymphèas” venne donata in onore dell’armistizio nel 1918 tra Francia e Germania e collocata presso il Museo dell’Orangerie di Parigi dopo la sua morte. E’ stata un’esperienza senz’altro utile per i nostri studenti, pertinente con la programmazione del V anno la quale prevede la compresenza ,all’interno delle ore di italiano, con Storia dell’arte; ma soprattutto un’esperienza emotivamente ed intellettualmente intensa, per spettatori dapprima un po’distratti, ma poi coinvolti in un “incantesimo” di luce, fiori, acqua, poesia.