Learning by doing, ovvero imparare facendo. Ne scrive Andrea Martoglio, uno degli insegnanti responsabili della Divisione Ricevimento della nostra scuola e dell’Area Stage, sul numero di settembre 2008 di Hotel Domani, affermata rivista del settore alberghiero diretta da Renato Andreoletti. L’articolo propone una approfondita riflessione sulle numerose esperienze di stage che caratterizzano il nostro Istituto.
Lo pubblichiamo qui per intero.
Accogliendo con grande piacere l’invito del direttore Andreoletti a descrivere l’esperienza di stage appena trascorsa sulla “mitica” Riviera Adriatica (Rimini, Riccione, Misano, Cattolica) effettuata dai ragazzi dei monoenni di Ricevimento, Sala, Cucina del nostro Istituto non posso esimermi dal far prima una breve ma indispensabile introduzione all’argomento.
Oggi sempre più spesso si sente parlare di stages, di alternanza scula-lavoro, di tirocinio formativo, estivo, di orientamento, per di più nel marasma di riforme scolastiche più o meno valide, in uno Stato dove non è contemplato un Ministero del Turismo e dove tutti, più e meno esperti, si sentono in grado di potersi esprimere in tale materia, con l’unico dato certo che gli studenti delle scuole professionali preferiscono, se non amano, imparare facendo piuttosto che imparare studiando.
Appare sufficientemente chiaro che tale ultima considerazione gode di punti a favore (per esempio la motivazione degli allievi) ma anche di qualcuno a sfavore (vedi il bagaglio culturale necessario e indispensabile per un operatore del settore turistico), ma questa materia, da sempre terreno di scontro tra gli insegnanti stessi, è meglio lasciarla a una futura trattazione. La cosa che mi preme sottolineare ora è la complessità organizzativa di stage mirati, che siano efficaci e che soprattutto soddisfino tutte le parti coinvolte: i ragazzi, le aziende, la scuola.
Ogni soggetto ha infatti i propri obiettivi da raggiungere e solo grazie a una perfetta interazione è possibile farlo, ma non si possono, giusto appunto, mandare gli studenti allo sbaraglio (specialmente se alla prima esperienza), non si può delegare totalmente alle aziende la responsabilità formativa e di controllo degli stagisti durante il periodo di tirocinio stesso, non si possono negare rassicurazioni alle famiglie (le poche interessate purtroppo) che vedono allontanarsi i figli (spesso minorenni) per due o più settimane (nel periodo estivo) senza avere riferimento alcuno. L’autocritica evidente per la troppa approssimazione in passato del sistema scolastico pone la condizione che ci sia a garanzia di tutto questo apparato la Scuola con la S maiuscola, pur con le problematiche che ben conosciamo e già esposte, ma che si faccia carico di fornire risposte certe, mettendo a punto un’esperienza di stage qualificante per tutti, altrimenti inutile sperimentare, megli rimanere sul veccio e “sicuro” terreno dello studio tradizionale.
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Il nostro Istituto Alberghiero di Spoleto, solito accettare sempre nuove sfide col gusto della seria e ragionata sperimentazione, ormai da anni ha messo a regime dei meccanismi che funzionano e che garantiscono attività di stage e alternanza scuola-lavoro di ottimo livello. Proprio questa ultima, grazie alla flessibilità curriculare, prevede la possibilità per lo studente del terzo anno di Ricevimento (monoennio) di recarsi un giorno alla settimana in azienda (albergo) per lavorare in turno a fianco di un tutor designato, per il periodo che va da ottobre ad aprile (quindi per gran parte dell’anno scolastico), con un conseguente peso rilevante sulla formazione professionale dell’allievo durante l’anno di specializzazione e di qualifica (ma anche di questo si tratterà magari in una successiva occasione). Oggetto del presente articolo è invece la “full immersion” di due settimane, in aprile, riservata sempre agli allievi del monoennio, che prevede la sospensione dell’attività didattica a scuola e la realizzazione di un tirocinio formativo professionale in azienda (alberghi, ristoranti, bar, pasticcerie).
Negli scorsi anni tentammo una strada nuova rispetto al passato (non tutte le sperimentazioni sono andate a buon fine), con però grandi problematiche riscontrate, lasciare troppa autonomia di scelta agli studenti, poter andare dove desideravano nelle aziende da loro stessi individuate e scelte, significava inevitabilmente avere disguidi sia da un lato che dall’altro.
Spesso le famiglie non erano soddisfatte dell’esperienza fatta perchè l’azienda si rivelava, magari, non all’altezza o peggio ancora inaffidabile o anche semplicemente non preparata ad accogliere stagisti e a condurli su un percorso formativo con tanto di tutor istruito ad hoc, addirittura a volte bistrattati o maltrattati, magari con vitto e alloggio non dignitosi.
La scuola in questi casi poteva solo effettuare un monitoraggio telefonico che nella stragrande maggioranza dei casi si rivelava inutile e lo stage si concludeva anticipatamente se non addirittura appena o neanche iniziato. Dall’altro lato le aziende spesso lamenatvano il comportamento non professionale ed eticamente non corretto del ragazzo, in quanto non all’altezza dell’opportunità concessagli, dimostrando ancora una scarsa maturità, una preparazione insufficiente e famiglie non presenti che non sapevano farsi carico di responsabilizzare il proprio figlio a sfruttare l’esperienza di stage. Anche in questo caso la scuola era quasi impotente nel risolvere a distanza, con aziende pressoché sconosciute, le problematiche presentate e l’interruzione dello stage era inevitabile, addirittura compromettendo tutti gli eventuali futuri rapporti.
Da questa serie di eventi brevemente accennati, l’Istituto si è posto delle domande e ha dovuto rivedere le modalità di questa attività per rispondere in maniera consona e poter intrattenere dei rapporti duraturi con le aziende e fruttuosi nei confronti degli allievi. Per questo motivo, integrando il passato (20 anni fa a cura del professor Domenico Gioia) con il presente, si è arrivati a sperimentare lo scorso anno, poi messo a regime in quello in corso, un sistema, a nostro avviso, quasi perfetto, con le seguenti modalità di realizzazione; per due settimane ci si trasferisce (in treno) tutti, allievi dei monoenni e docenti-tutors, in una stessa località (Riccione) e si effettua lo stage in loco (Rimini- Riccione- Misano-Cattolica), dormendo tutti in un’unica struttura alberghiera (controllo assicurato), con arrangiamento di HB (almeno un pasto dignitoso), alla mattina (by citybus) ci si reca al lavoro, ognuno nella propria struttura (selezionata, scelta e assegnata), secondo i turni stabiliti con il tutor aziendale (istruito), a ogni minimo problema i docenti-tutors possono intervenire di persona a risollvere la situazione.
Migliore indicatore di successo il 100% dei ragazzi ha portato a termine lo stage, gran parte di loro ha ricevuto la proposta di stagione estiva (oltre a schede di valutazione eccellenti e attestati di servizio lodevoli).
Lo sforzo organizzativo indubbiamente per la scuola è enorme (lo dice chi lo stage lo ha organizzato e poi gestito) ma i risultati sono evidenti e gratificanti, occorrerebbe per essere perfetto che i ragazzi non dovessero pagarsi le spese di permanenza in loco. L’aver ricevuto i complimenti delle aziende e delle famiglie è stato il coronamento dell’esperienza, che sicuramente anche il prossimo anno sarà ripetuta.
Prof. Andrea Martoglio
LE AZIENDE CHE HANNO COLLABORATO ALLO STAGE
HOTEL CARDUCCI 76- HOTEL VICTORIA PALACE- HOTEL KURSAL- GRAND HOTEL DES BAINS- HOTEL ATLANTIC- HOTEL LE CONGHIGLIE- HOTEL FELDBERG- HOTEL PROMENADE AND R.T.- MALIBÙ HOTEL MEDITERRANEO- HOTEL CORALLO- HOTEL DUOMO- HOTEL AMBASCIATORI- CLUB HOUSE HOTEL- SPORTING E DEI CONGRESSI- THE WINDMILL BLU BAR- RISTORANTE GAMBERO ROSSO- RISTORANTE CAVALLUCCIO MARINO- RISTORANTE DIANA- RISTORANTE AZZUURRA- RISTORANTE CANASTA- RISTORANTE DA FINO- RISTORANTE LE VELE ONDA BLU- RISTORANTE LA VITA È BELLA- OSTERIA ZAMARA GIARA- RISTORANTE LAMPARA- RISTORANTE LOCANDA LIUZZI